La relazione tra le persone è un fattore che determina, in buona misura, la qualità della vita: relazioni appaganti, rispettose, vere e profonde costruiscono una vita piena, felice e autorealizzante. Viceversa, relazioni superficiali, false, litigiose e lesive producono una realtà dolorosa, dominata da un senso di solitudine e di separazione, dove infine la vita non merita di essere vissuta. Come mai la relazione umana è un fattore così prezioso per la qualità della vita di tutti noi?
Possiamo partire da due concetti abbastanza conosciuti: il primo asserisce che “La natura umana è intrinsecamente concepita per interagire”; il secondo afferma che “La persona è naturalmente dotata di innumerevoli proprietà fondamentali, abilità e strumenti, finalizzati per interagire, cioè per entrare in relazione con tutto ciò che la circonda e la contiene”. Dunque qualcosa di molto complesso, che siamo noi, in relazione con qualcos’altro di altrettanto complesso che sono gli altri e la vita.
Due elementi straordinari rendono possibile la relazione umana: il contatto e lo scambio, dove il primo è l’abilità di connettersi davvero con ciò che è diverso da me, e il secondo fattore è l’abilità di far fluire vissuti e contenuti intimi e personali da me verso un altro.
Possiamo paragonare la relazione umana ad un ponte, costruito contemporaneamente da ambo le parti: affinché sia solido e duraturo è necessaria l’abilità di aprirsi e darsi, e allo stesso tempo è indispensabile l’abilità di accogliere e comprendere tutto ciò che arriva dall’altro.
Se rimanessimo privi di relazione, potremmo dire di perdere i connotati distintivi di essere umano o della vita o di entrambi.
Prima di essere concepiti e dopo la morte, manca la proprietà fisica di entrare in contatto con gli altri e di operare uno scambio. Di fatto non siamo in relazione fisicamente e non abbiamo gli strumenti per comunicare e relazionarci con la vita.
Senza la relazione in verità non siamo, solo con la relazione siamo: forse tanto siamo, quanto siamo in relazione.
La relazione così intesa non solo permette uno scambio, ma diventa lo scambio stesso. La relazione in verità è l’entrare in contatto, l’aver maturato la scelta, la volontà e l’abilità di dare qualcosa ad un altro e di fare altrettanto nel processo speculare: voler ricevere e nel ricevere voler diventare il ricevuto.
Tutto ciò trasforma ed evolve la persona e la sua vita. La sostanza scambiata in una relazione, qualunque essa sia, fisica, mentale, emozionale o di pura consapevolezza, non è la relazione vera e propria, ma solo la sua qualità. I contenuti o l’informazione definiscono il “come” e in “che cosa” si sviluppa la relazione.
La relazione avviene prima di qualsiasi tipo di scambio, perché consiste nell’entrare in contatto con altro da sé.
Per questa ragione una comunicazione fondata sull’informazione non sviluppa una relazione. Una formazione nozionistica basata sulla trasmissione di informazioni non forma a sufficienza l’abilità di relazione e non costruisce una relazione.
Una relazione può essere considerata tale nel grado in cui il mio e il tuo trovano la strada di divenire per entrambi il nostro.
Il nostro si realizza quando sono in grado di “diventare” ciò che ho ricevuto dall’altro, perché lo ha voluto e saputo dare, e io l’ho voluto e saputo ricevere.
Dunque abbiamo bisogno di condividere e scambiare la nostra informazione per accrescere la conoscenza e modificare in continuazione la qualità di chi siamo nel flusso esistenziale; ma in verità, abbiamo più bisogno di relazione che di informazione, ossia di comprendere ed essere compresi come persone.
Senza lo scambio di informazioni risulteremmo ignoranti, ma senza la relazione finiremmo per essere soli.
Sono tre le componenti base della natura umana che determinano il gioco della relazione esistenziale: il corpo fisico, la personalità e l’individualità consapevole. Si tratta di tre dimensioni autonome e distinte, che coesistono contemporaneamente, fuse nello stesso spazio, ingredienti diversi di un’unica singolarità.
La relazione umana è in origine una tensione, una pressione interiore che cerca di emergere e di manifestarsi.
Solo in seguito la tensione si traduce, a seconda del canale che può essere fisico quindi del corpo, psicologico ovvero della persona e consapevole, dell’individuo, in una specifica comunicazione.
Se questo presupposto è vero, possiamo serenamente dedurre e concludere che i corpi, le personalità e le individualità consapevoli originano tensioni che cercano vie per tradursi in forme di comunicazione tipiche di ogni dimensione.
Se tali vie di comunicazione trovano il modo di entrare in contatto con un’altra categoria corrispondente e trovano il modo di scambiare informazioni, realizzano una relazione.
Sembra però che lo scopo finale delle tensioni che la natura umana spontaneamente e continuamente origina, non sia solo manifestarle: tradurre le proprie tensioni in bisogni, desideri e fini, le attenua ma non le placa.
Solo la relazione, ossia l’entrare in contatto e lo scambio reciproco con l’altro, porta ad accettare, a comprendere i reciproci bisogni, desideri, volontà, fini e scelte.
Solo la relazione capace di con-dividere (far esistere qualcosa in più parti o punti consapevoli), placa definitivamente la tensione. Scopriamo con un certo stupore che è la relazione ad essere lo strumento di crescita più alto: esprimere e manifestare le tensioni è un passaggio obbligato, ma non lo scopo finale e tantomeno l’esito evolutivo desiderato.
Da questa tipo di relazione evolve il rapporto con i propri bisogni, evolvono i desideri, si condensano e si formulano nuovi fini e scaturiscono scelte inedite, proprie e degli altri.
Infine la scoperta più grande e rivoluzionaria: coabitare nello stesso spazio delle intenzioni comprese e condivise tra le persone, dona uno straordinario senso di appartenenza, di equivalenza e di unione. Le relazioni capaci di condividere le intenzioni portano a un plusvalore capace di fare la differenza. Se non viene creata questa dimensione interiore condivisa, sperimentiamo un grado di separazione e una differenza eccessiva, in una misura certamente dolorosa.
Di conseguenza la relazione, in quanto frutto di esperienze con altro da sé, diviene forza evolutiva creatrice della crescita autentica di ogni individuo.
La relazione umana è la prima abilità da coltivare nelle comunità umane: dalle relazioni rinasce la visione del mondo e da essa sorge l’azione ispirata di ogni individuo. Questa vita, ogni singola vita, ha bisogno di rinnovarsi nelle relazioni per ritornare a fiorire in ogni nuova generazione che si affaccia sullo scenario dell’esistenza.