Il fine principale delle abitudini di vita è evidente: rispondere ai bisogni e garantire una condizione di benessere.
Acquisire e mantenere ottime abitudini significa maturare una realtà personale serena e positiva, fissare fondamenta – e quindi stabilità – munirsi di una base di partenza verso mete ambiziose. Come la tela è il presupposto necessario all’opera del pittore, a prescindere dal valore finale del dipinto, così sono indispensabili le abitudini. Senza tela non ci sarà il quadro, senza uno stile di vita adeguato, non si riuscirà a centrare gli obiettivi esistenziali.
Nell’insegnare le abitudini di vita ai figli, infatti, i genitori desiderano che in futuro essi diventino autonomi nella cura di sé, che possano appagare i loro bisogni e organizzare le loro esperienze con successo. Oltre questi fini ben conosciuti e perseguiti con dedizione, è
possibile aggiungere un’attenzione particolare alla maturità interiore correlata, ovvero concepire delle mete nella dimensione dell’umano. Fra le qualità di una “bella persona” spicca la dote di rispondere ai bisogni propri e altrui; soddisfare le necessità di mangiare, bere o dormire non si esaurisce nelle abitudini della vita quotidiana le mere azioni materiali, bensì partecipa all’emancipazione dell’individuo.
Sommando le due componenti possiamo concludere che insegniamo le abitudini di vita per soddisfare i bisogni necessari al benessere e per contribuire alla crescita della persona.
La chiarezza del fine educativo è importante perché ci permette di attingere nuova linfa: la motivazione a fare meglio!
Studiare la natura delle abitudini di vita porta ad acquisire gli strumenti necessari per guidare con maestria una fondamentale parte della nostra esistenza.
Carattere tipico della routine giornaliera è una serie di azioni brevi e poco intense, non difficili né faticose, ma al contempo inevitabili. Da un lato sono azioni piccole, dall’altro sono indispensabili. L’abbinamento delle due qualità provoca talvolta atteggiamenti superficiali di sottovalutazione dell’impegno richiesto oppure, all’opposto, suscita eccessivo attaccamento o rigidità.
La maestria risiede nell’equilibrio, riconoscere l’utilità e il valore dei piccoli gesti ed essere sereni di fronte alle necessità: sia saper mantenere una disciplina con costanza, sia imparare a sostenere un’eventuale frustrazione.
Le abitudini di vita, come un potente motore, agiscono in base ad un principio operativo: la forza della ripetizione. Il bambino, ripercorrendo la medesima azione più volte, la assimila. Il nuovo è sconosciuto, la ripetizione lo rende familiare; il nuovo è spesso difficile, l’abitudine opera in automatico. Ripetere un concetto o un comportamento è una vera e propria forza propulsiva capace di conquistare l’ignoto e trasformarlo in normalità.
Il termine abitudine deriva dal latino habitudo, ovvero tenere un comportamento. La determinazione nel mantenere un’azione corretta custodisce un senso di valore, di potenza e di fierezza eppure nel significato corrente la parola abitudine non suscita simili sentimenti. In genere è abbinata alla noia, è percepita come un dovere vuoto che appesantisce la giornata e che si eviterebbe volentieri.
Il sentire degli adulti si trasmette ai bambini che, di conseguenza, spesso non vogliono collaborare. Semplici stati d’animo ugualmente influenzano il rapporto che si stabilisce con i bisogni e anno dopo anno delineano il carattere. Come una nuvola attenua e ostacola il calore del sole, così lamento e inedia, rivissute fino a tracciare un solco, precludono lo sviluppo di qualità di valore.
Conquistare pienamente un sano stile di vita, non soltanto nei comportamenti ma anche interiormente, arricchisce la personalità umana di una speciale maturità.
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