Immaginiamo di porre a cento persone che conosciamo la domanda: che cosa ti aiuterebbe a vivere meglio? Immaginiamo quali risposte darebbero. Ovviamente si tratta di un gioco di fantasia, ma è interessante notare che probabilmente nessuno risponderebbe: “Ho bisogno di più equivalenza”. Eppure, proprio questo ingrediente può fare tantissimo per la qualità della nostra vita.
Esiste una questione complessa, dai più ignorata, ma di vitale importanza per chi riflette e indaga in modo approfondito sulla natura della consapevolezza, sul senso della vita e su quale sia il modo migliore di procedere al di là della sola sopravvivenza quotidiana.
Si tratta dell’equivalenza e della differenza, due mondi, due modi diversi di esperire la realtà.
Partiamo dall’assunto che oltre alle note esperienze in cui registriamo le differenze, esista anche l’esperienza dell’equivalenza. Per molti purtroppo può sembrare fantasia, in quanto sono immersi nella totalità delle esperienze caratterizzate dalla differenza.
Le esperienze di differenza nascono dalla nostra abilità di oggettivare la realtà, ossia dare un nome e definire ciò che percepiamo. Tuttavia questa innata pulsione a definire sé e altro da sé come distinto, diverso e separato, ha origini più remote e antiche rispetto alla capacità della nostra dimensione cerebrale-mentale di oggettivare la realtà tramite la nostra esperienza sensoriale. Possiamo andare a ritroso nella nostra ontogenesi e osservare il neonato in uno stato di coscienza indifferenziata, incapace di distinguere tra sé e la madre, tra sé e la realtà che percepisce. Possiamo dire che all’inizio domina l’esperienza dell’equivalenza o coscienza indifferenziata o Unione di sé con la realtà percepita.
Gradualmente, sotto la pressione della socializzazione, tale proprietà si ritira fino a spegnersi, lasciando il posto alle esperienze in cui prevale la percezione della differenza di sé con tutto ciò che è altro da sé, e di ogni cosa diversa da ogni altra.
Oggi domina la specie di Homo Sapiens che abita un mondo dal quale si sente separato e nel quale regna la differenza.
Questo fattore nell’attuale momento evolutivo e storico per la nostra specie, è dominante e caratterizza la nostra epoca definita dagli storici “Epoca del Ferro” per differenziarla dall’epoca dell’Oro” caratterizzata invece dalla componente in cui dominano le esperienze di equivalenza.
In base alla presenza o meno di questi due fattori – differenza ed equivalenza – e in base alla natura della loro somma, sia nel singolo individuo che nell’intera società, sorgono culture e civiltà fondate su assiomi differenti.
L’assioma è un principio evidente a prescindere, perciò non ha bisogno di essere dimostrato: è un’evidenza posta a fondamento di una teoria deduttiva dalla quale sorge la conseguente interpretazione della realtà e la modalità migliore per sperimentarla.
Abitare in una realtà umana fondata su un assioma che rende dominante la differenza e non considera l’equivalenza, crea una condizione di vita diversa rispetto a una realtà che si basa sulla consapevolezza e sulla considerazione di entrambi gli aspetti.
Possiamo concepire un vero e proprio salto evolutivo tra la condizione del sentirsi separati dalla realtà percepita e il sentirsi in unione con essa. Per calarci nella dimensione pratica della quotidianità, immaginate la differenza dell’iniziare a cercare un lavoro e credere di avere tutti contro o sapere che gli altri sono pronti a collaborare con noi al meglio possibile.
Homo Sapiens, colui che sa, è un’entità cosciente di sé e della realtà che lo circonda. Ma rimane fondamentalmente separato (dissociato) da sé che osserva e studia, e dalla realtà che percepisce con i sensi ed elabora e interpreta con la mente.
Homo Sapiens Sapiens, colui che sa di essere, è un’entità consapevole della sua intrinseca equivalenza, in unione con la sua individualità e non disgiunta dalla realtà di cui è cosciente.
Esiste un altro elemento che indica come l’esperienza di Unione sia un passo evolutivo avanti rispetto alla condizione dissociata di sé: l’esperienza di differenza è per sua natura esclusiva, perciò esclude e impedisce l’esperienza di unione; mentre l’esperienza di unione è per sua natura inclusiva, perciò include e favorisce l’esperienza di differenza. Di più, la dote umana di sentire equivalenza arricchisce ed eleva la differenza, solo così ogni diversità può diventare ricchezza. L’esperienza di equivalenza trascende la differenza senza privarla della sua componete utile per la sopravvivenza.
L’Esperienza Diretta, che si sperimenta nell’Intensivo sull’Essere Consapevole, introduce la persona alla percezione dell’equivalenza e apre orizzonti inediti.
La differenza e l’equivalenza sono entrambe qualità indispensabili per maturare una personalità completa. Alla maggior parte delle persone queste due qualità appaiono incompatibili e si escludono a vicenda. Le persone non intraprendono quasi mai un processo che le porta a maturarle entrambe in contemporanea.
L’atto di integrare entrambe le qualità in tempo utile rientra nel progetto di alta formazione della Scuola di Podresca.
Alla maggior parte dei bambini, a partire dall’età scolare, le esperienze di differenza e di equivalenza appaiono già inaccostabili e incompatibili. Al bambino che fonda la sua identità e la percezione di sé sulle esperienze di differenza, il senso di unione appare incomprensibile, inaccettabile e paradossale. Gradualmente diventa opaco e chiuso, sino a non poter vedere, né riconoscere la parte equivalente che lo collega a sé e a tutto il resto che lo circonda.
In questo contesto sentirsi separati e diversi è qualcosa che s’impone da sé, mentre sentirsi equivalenti è qualcosa che va ricercato nella sostanza stessa della propria individualità consapevole, che appare nascosta e talvolta difficile da raggiungere. Per crescere come persona servirà raggiungere proprio questa profondità ed essenza, servirà sostenerla e aiutarla a emergere. Sarà la scoperta della parte equivalente che renderà la personalità adulta, matura e completa. Questo passi di crescita è molto più importante di quanto si possa immaginare.
Ecco una domanda originale e decisiva: è possibile sentire e agire nelle relazioni con gli altri partendo da un fondamento che include entrambe le abilità di equivalenza e di differenza?
“Una oppure l’altra” direte voi, ma è difficile contemplare entrambe nello stesso momento. Quando domina il giudizio della differenza, tiene l’altra parte, l’equivalenza, sotto la soglia della consapevolezza.
La risposta è tanto semplice quanto vera: la natura umana è composita. È vero che siamo sia diversi che equivalenti, contemporaneamente!
La natura essenziale auto-consapevole, grazie alla quale sappiamo di esistere, è equivalente, cioè di pari valore con tutti coloro che sanno di essere. Pur percependo la differenza tra noi, siamo equivalenti.
Esistono poi i corpi molto differenti tra loro, e le menti, le espressioni altrettanto distinte che possono e devono essere diverse. Come i corpi, le menti e le azioni non possono essere pesate con il metro di misura dell’equivalenza, perché sono realmente e oggettivamente differenti, allo stesso modo non è possibile misurare l’individualità consapevole con la misura della differenza.
La natura essenziale dell’Essere è indefinibile, è inqualificabile e di un valore assoluto, non paragonabile.
Se la persona non discrimina sé dal proprio corpo e dalla propria mente, non vede e non riconosce il valore della propria individualità consapevole; di conseguenza tratterà il proprio valore di essere allo stesso modo in cui si trattano i corpi, le menti e le azioni, cioè suscettibili di paragone e confronto: io valgo di più e tu vali di meno oppure tu vali di più e io di meno.
La persona sarà incapace di percepirsi soggettivamente in modo equivalente, ossia di pari valore rispetto agli altri, e di conseguenza non saprà interagire con gli altri assegnando loro l’equivalenza.
Non sapendo e non potendo avere questo canale di relazione, le persone non potranno fare a meno di giudicare se stesse, giudicare l’altro e dare un valore discreto alla relazione. Il difetto congenito di dare valore a una persona o a una relazione tramite il processo dei giudizi, è quello di ricondurre lo scambio con le persone a dei guadagni e a degli interessi personali, spesso inconsapevoli. Saranno i guadagni a decretare il valore o il disvalore delle persone e del rapporto con esse.
Questo modo di misurare il valore delle persone è riduttivo e incompleto perché non riconosce, non vede e non considera l’individuo auto-consapevole che alberga in ogni persona. Per la logica delle differenze tutto ha un valore di mercato: un rene, una laurea, un matrimonio… si arriva a dare un prezzo a qualsiasi cosa.
Se l’individuo viene privato della possibilità di esperire direttamente il valore infinito della sua natura essenziale tramite le straordinarie Esperienze Dirette, non può riconoscere questo valore nell’altro.
Il rapporto decade su un piano in cui si misurano le differenze oggettive e la relazione si fissa solo sui guadagni e sugli interessi personali.
Esiste un’altra strada: accettare le differenze personali, che ci sono e ci saranno anche in futuro, sentire tutto il nostro valore, sentire il valore degli altri e riconoscerne l’equivalenza.
La differenza, senza equivalenza, porta a usare le altre persone o essere usati da loro.
L’esperienza dell’equivalenza porta all’umanità.
Secondo voi, cari amici, a questa madre quale figlio pesa di più? A quale da maggiore valore? Lei porta un figlio a destra, uno a sinistra, un altro appeso sulla schiena e uno lo sta portando or ora in grembo e non si vede ancora… Questa madre è un’immagine della nostra Umanità che cerca di evolvere e farsi strada verso l’equivalenza.
Ecco, l’Intensivo sull’Essere Consapevole è come questa madre che sa portare in modo equivalente e differente tutti i suoi figli. E noi, come figli, impariamo da questo nobile esempio.
L’Umanità sta cercando di evolvere e di farsi strada verso l’equivalenza, verso una qualità di vita che riconosce il valore di ogni individuo.
L’Intensivo sull’Essere Consapevole è il prezioso luogo dove le differenze umane e l’equivalenza trovano l’equilibrio perfetto per sbocciare e coesistere.
Vi invito, cari amici, ad attingere da questa straordinaria esperienza i due ingredienti fondamentali per costruire la vostra vita.