La solitudine è un tipo di sofferenza psicologica primaria, scatta in ognuno in modo istintivo, non è frutto di un apprendimento bensì è una nostra caratteristica strutturale. Ciò indica che il bisogno di relazioni di alta qualità è connaturato in noi esseri umani e, se non viene appagato, si manifesta in automatico la frustrazione. La solitudine fissa l’attenzione e influenza le dinamiche esistenziali. Si manifesta con un dolore interiore e rivela il mancato raggiungimento del potenziale di espressione insito nell’individuo. A causa dell’isolamento mancano la partecipazione ai progetti degli altri e l’interesse e il coinvolgimento con i loro sentimenti, pensieri e sogni. La solitudine è una condizione che non può essere ignorata, perché è una forza che gioca un ruolo centrale nell’equazione della vita personale e sociale. Non considerarla nella giusta misura o attribuirle un ruolo marginale provoca effetti personali e sociali deleteri importanti. 

Dal punto di vista biologico siamo unità singole, capaci di sopravvivere autonomamente, come lo sono le singole cellule che compongono la complessità del corpo umano. Anche la nostra personalità è un’unità integra e autonoma. Siamo dotati di un corredo di conoscenze complesso e funzionale, siamo unici nella nostra espressione e possiamo affermare la nostra identità: “io”. Da un punto di vista strutturale possiamo sostenere una condizione di isolamento sia fisico che psicologico, eppure l’evoluzione che abbiamo alle spalle non ci indica tale direzione. Il percorso evolutivo vincente non prende la strada dell’isolamento. 

Senza dubbio esistono molti e diversi stili di vita, così pure modi di essere in relazione con gli altri. In effetti nessuno è completamente informato di cosa sia effettivamente l’esistenza e quale sia il modo migliore per attraversarla. Sappiamo moltissime cose ma ci sono anche elementi sconosciuti, inesplorati e opportunità potenziali. 

L’isolamento e la solitudine si fondano su insufficienti abilità di relazione, sulla difficoltà a comprendere adeguatamente se stessi e gli altri e inesorabilmente abbassano sempre la qualità della vita. Non trovando la chiave per collaborare in modo corretto, le persone adottando la soluzione di chiudersi in se stesse e separarsi dal contesto. 

Siamo isolati quando nessuno comprende i nostri messaggi, quando nessuno conosce le nostre qualità, i nostri bisogni, le nostre aspirazioni. Siamo isolati quando non abbiamo compreso a sufficienza gli altri e non li facciamo esistere in noi. 

La solitudine è una frustrazione: è la sofferenza provocata dall’assenza di relazione, la carenza di contatto umano, la mancanza di collegamento con gli altri. Nella vita esistono diversi tipi di frustrazione, situazioni in cui soffriamo a causa della mancanza di qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Non tutte le forme di frustrazione hanno ricevuto un nome specifico ma la sofferenza dovuta alla carenza di relazione sì, anche questo è un elemento che indica il suo peso, quanto incide sulla nostra esistenza. 

Possiamo concepire la solitudine come una malattia dei rapporti interpersonali che insorge quando mancano la quantità e la qualità necessarie di espressione, comprensione, accettazione, amore, contatto e reciproco aiuto. In altre parole possiamo definire la solitudine come la condizione di mancata comprensione fisica, emozionale, mentale, consapevole, ambientale e relazionale. 

La solitudine induce la persona a cedere a una grande quantità di errate interpretazioni, difetti, limiti e trappole nelle relazioni con gli altri. Ciò provoca un circolo vizioso negativo e gli eventi assumono un andamento discendente. La solitudine e l’isolamento sono componenti che, a prescindere dai risultati che si possono ottenere, relegano la persona nella dimensione dell’incompletezza. 

La solitudine è perciò inversamente proporzionale alla completezza esistenziale. Una persona felice è sempre una persona con ottime, intense e profonde relazioni. 

La solitudine è un sintomo molto chiaro, forte e preciso indica che la necessità di essere compresi ed espressi è significativamente colpita e compromessa. Ovviamente il difetto può celarsi anche nel versante opposto: sono solo perché non non voglio o non sono capace di comprendere l’espressione degli altri. Come la fame segnala che la necessità di cibo non è stata appagata, così la solitudine indica che la persona non comprende gli altri e non viene compresa nella giusta misura in funzione del suo bisogno. Non da e non riceve un’autentica e reale espressione, non raggiunge la piena connessione (contatto)  con la vita e con gli altri e non avviene uno scambio sufficiente con gli stessi.

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