Il sistema deputato alla comprensione personale è un complesso che inizia a formarsi e a definirsi sin dai primi anni di vita. Esso tende spontaneamente verso una organizzazione composita molto efficiente dalla stupefacente geometria. 

Vengono coinvolte le cinque categorie della vita le quali contengono rispettivamente cinque unità distinte o sfere di influenza di comprensione. All’interno di ognuna di esse avviene un processo di comprensione specifica. Comprendere una individualità consapevole è diverso dal comprendere il funzionamento oggettivo dell’ambiente e questo è ancora diverso dal comprendere qualcuno emotivamente o mentalmente come una identità formata da un aggregato di  intenzioni pensieri, credenze,  atteggiamenti e finalità. In ogni categoria si configura una quantità discreta di comprensione che ho definito quoziente. I quozienti non solo sono connessi come vasi comunicanti per cui si influenzano costantemente: la comprensione in un’a categoria sposta la comprensione in tutte le altre e la mancata comprensione in una devia, confonde, altera o limita la comprensione di tutte le altre, ma esse si sommano e creano il potenziale di una persona di comprendere la realtà circostante. La categoria dominate o centrale è l’individualità consapevole capace di influenzare e fecondare (amplificare) tutte le altre. Gli altri quozienti sono periferici e insieme creano una complessa geometri tale da originare l’orizzonte degli eventi consapevoli dell’universo personale della comprensione. 

Dal lat. quotĭens (avverbio) “quante volte”, derivato di quot “quanti”. Nel tempo si sono sviluppate molte forme di quozienti. Eccone alcune. 

Il quoziente in matematica è il risultato della divisione: cioè il numero che moltiplicato per il divisore dà il dividendo. In statistica è il numero esprimente un rapporto; indice ad esempio tra mortalità e natalità. Il quoziente famigliare è un meccanismo di tassazione che calcola l’imposta sul reddito dei membri di un nucleo familiare dividendo il reddito complessivo per il numero dei componenti, dopo aver assegnato a ciascuno un coefficiente diverso a seconda del numero dei figli. In psicometria troviamo il quoziente d’intelligenza o quoziente intellettivo che emerge dal rapporto tra l’età mentale e l’età cronologica. In medicina troviamo il quoziente respiratorio, cioè il rapporto tra l’ossigeno introdotto con la respirazione e l’anidride carbonica emessa, indicativo dell’attività cellulare dell’intero organismo. In chimica troviamo il quoziente di purezza ovvero la quantità di un elemento rispetto ad altri in presenza di una sostanza, ad esempio l’oro 24 carati e diversamente puro dall’oro di 18 carati. Anche il quoziente della comprensione indica un rapporto: il rapporto fondamentale tra me e l’altro. Quanto un bisogno, un sentimento, un desiderio, un atteggiamento, un’intenzione, una volontà specifica, una finalità, una consapevolezza rilasciata in una categoria viene ricevuta (duplicata) in uno o molti altri, tanto si crea un effetto nelle categorie esistenziali coinvolte. L’abilità di comprendere il proprio corpo o l’ambiente piuttosto che i propri e altrui sentimenti, l’ambiente circostante o l’individualità consapevole avviene tra due entità fondamentali: io e gli altri. Come in matematica il quoziente emerge dal numero che viene moltiplicato per il divisore per ottenere il dividendo, così nel quoziente della comprensione, sono io quel numero che con la mia espressione, dentro ad una determinata categoria, si moltiplica all’altro che è il mio divisore. Nel grado in cui l’altro duplica in se e rende propria la mia espressione, ottengono il dividendo ovvero il quoziente della comprensione nella categoria esistenziale coinvolta. 

Se io comprendo qualcosa di me, dei miei sentimenti, della mia mente, dell’altro, del mio ambiente ma nessuno, altro da me, comprende cosa ho compreso di una determinata categoria esistenziale, il quoziente rimane invariato. Cresce invece nella misura in cui la comprensione di una categoria viene condivisa. Nel grado in cui un elemento diviene progressivamente condiviso cioè è tanto vero per me quanto per molti altri, allora il quoziente di una categoria cresce. 

La misura di quello che è stato reciprocamente compreso è altamente significativo. Definisce di cosa e di quanto possiamo usufruire e beneficiare nella nostra vita. Indica il nostro potere di azione in una determinata categoria. Inoltre la comprensione condivisa di una categoria che sia emozionale, relazionale, ambientale, ecc. rivela la direzioni di crescita: che cosa comprendere ancora per progredire? Come un proprietario di immobili sa quanti e quali edifici possiede, o un madre sa quanti figli ha messo al mondo, ogni individuo dovrebbe essere consapevole e conoscere la comprensioni che detiene in ogni categoria. La ricerca in questo campo mi ha fatto scoprire sei parametri della comprensione che concorrono alla capacità globale di una persona di comprendere la vita:

1 Quoziente della comprensione Biologica

2 Quoziente della comprensione Ambientale

3 Quoziente della comprensione Relazionale

4 Quoziente della comprensione Emozionale

5 Quoziente della comprensione Mentale

6 Quoziente della comprensione dell’Individualità consapevole.

I parametri sono anche noti ai ricercatori come QUOZIENTI BAREMI.

In ciascuno di questi parametri ogni persona custodisce un alto numero di comprensioni e, purtroppo, anche una cospicua quantità di incomprensioni. Eventi dolorosi che sono risultati sopraffacenti perché non potevano essere compresi, accettati e sostenuti, hanno lasciato residui di sentimenti e giudizi negativi, e hanno provocato delle zone d’ombra in cui la comprensione consapevole non attecchisce, sostituendola con meccanismi automatici di reazione. Il problema degli eventi sopraffacenti in cui l’individuo non viene rispettato, sopratutto nella prima infanzia, è significativo perché non solo la singola esperienza non viene vissuta correttamente e integrata, ma anche la capacità stessa di comprendere viene lesa. Forse ancora più grave è il fatto che l’impulso a comprendere viene ridotto o colpito. L’individuo non solo diventa anaffettivo in questo frangente, non sente cioè l’esigenza di comprendere l’altro, ma prende la posizione esplicita e dichiarata che non vuole più comprendere gli altri. 

I due apici estremi del quoziente della comprensione sono da un lato la conoscenza certa che si vuole applicare nelle relazioni e nella vita  e dall’altro non voler capire, rifiutare la comunicazione, isolarsi. La prima dissolve la distanza e porta alla coesione e condivisione di uno spazio interiore condiviso. La seconda Spacca e separa sei dall’altro che diventa talmente diverso da risultare ostile e nemico. 

Acquisire correttamente delle informazioni eleva l’individuo e la qualità della sua vita, rinnovando il piacere e il bisogno di comprendere di più. Gli eventi sopraffacenti ledono la capacità di comprendere, provocano chiusura e rifiuto, l’assenza di conoscenza corrisponde all’avere meno opportunità nella vita. L’imprinting che si riceve nei primi anni di vita dai genitori è fondamentale nel creare o meno un rapporto utile con la sopravvivenza tramite la comprensione. Ciò che il bambino vuole biologicamente, desidera istintivamente sopra ogni altra cosa e ha assoluto bisogno per la sua sopravvivenza è il contatto con la madre. Sarà la madre nei primi tre anni di vita a costruire il ponte della comprensione e invitare il bambino ad attraversarlo per raggiungerla. Se per “averla” al bambino verrà suggerito qualcos’altro egli abbandonerà il ponte della relazione e adotterà qualcos’altro che riterrà utile per raggiungerla. 

Gli eventi risultano insostenibili sopratutto quando manca una relazione umana di alta qualità. Se un bambino soffre un dolore ma è amato e accudito, può sostenere la sua esperienza, può gradualmente comprendere la situazione e concludere l’evento rimanendo integro. Quando invece si sente emotivamente solo, non visto, incompreso, anche una blanda frustrazione può diventare insostenibile. Una sequenza di eventi negativi che si ripetono provocano una condizione cronica di incomprensione, aggravata dalla previsione che questa proseguirà anche in futuro. Ogni “incidente” segna l’individuo, lo indebolisce, gli fa perdere gradualmente e progressivamente la presa della comprensione sulla sua realtà contribuendo a formare una visione miope o solipsistica*, una vera e propria prigione esistenziale.

*(SOLIPSISMO: posizione filosofica che nega la realtà e il valore degli altri e del mondo esterno, attribuendo esistenza e importanza al solo soggetto individuale e personale.)

Quando la formazione del quoziente di comprensione è compiuta, fissa nella psicologia umana l’orizzonte degli eventi di ciò che verrà considerato reale e possibile. Il paradigma della comprensione diventa il limite di un universo, uno spazio interiore strutturato in modo rigido in cui vigono logiche statiche, ordinate da meccanismi tendenti a riprodurre sempre i medesimi effetti. I cambiamenti e la crescita della persona allora appaiono molto difficili. Le finalità e i desideri vengono risucchiati dentro a questo spazio e per farlo devono ridursi nella loro portata e ambizione per adattarsi all’interno della rete della comprensione. Quando una persona ritiene di non poter soddisfare un bisogno, ovvero ottenere un risultato diverso da quello che considera “adatto” a ciò che ritiene possibile-comprensibile, rinuncia a priori (alla radice) a volere un cambiamento divenendo di fatto l’origine del suo destino.

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