Nella nostra cultura il concetto di conoscenza, come l’azione del conoscere, ci proiettano con forza nel mondo attorno a noi: esplorare l’ambiente, cercare gli altri e capirli, accedere a informazioni di ogni genere.
Abbiamo la necessità di ampliare questo orizzonte e includere la conoscenza di noi stessi.
Abbiamo anche bisogno di riconoscere il valore equivalente delle diverse forme di conoscenza e conferire loro una pari dignità: è importante acquisire il sapere nei diversi campi dello scibile umano (conoscenza oggettiva) ed è importante conoscere se stessi (conoscenza soggettiva).
Entrambe sono indispensabili perché l’una senza l’altra condurrebbero ad un’esistenza incompleta: conoscere se stessi senza sufficiente sapere della vita, significa sapere che cosa voglio ma non saperlo fare: conoscere il mondo senza conoscere se stessi, corrisponde a sapere come fare ma non sapere che cosa è giusto per me. Concepire in sé la presenza di entrambi gli ingredienti è la strada giusta: conosco me stesso e la vita, so chi sono, cosa voglio e so come ottenerlo, so come aiutare gli altri ad ottenere quello che vogliono, so come continuare a progredire.
La conoscenza di se stessi non dovrebbe essere solo considerata, ma ricercata attivamente. Senza dubbio ogni persona conosce se stessa, eppure ha bisogno di conoscersi di più e conquistare la propria completezza personale ed esistenziale.
La comunicazione svolge un ruolo essenziale perché rappresenta lo strumento principale sia per conseguire la conoscenza di sé sia per esprimerla e attuarla.
In modo poetico posso dire che la comunicazione è la strada per arrivare alla conoscenza di se stessi ed è al contempo lo spazio in cui metterla in pratica e festeggiare le conquiste.
Oltre alle tante esperienze con cui conosciamo noi stessi, la componente che ritengo essenziale è l’autocoscienza, l’autoconsapevolezza.
La ricerca scientifica compie continui progressi nello studio delle cellule specchio di cui tutti i primati sono dotati e che sono responsabili del fenomeno emergente del senso di sé e dell’empatia. Le scoperte sono senza dubbio di grande valore e fascino perché aprono a ulteriori comprensioni sull’essere umano e su come funzioniamo.
L’autocoscienza è l’effetto conseguente del dirigere e mantenere, in modo intenzionale e consapevole, l’attenzione su se stessi, su colui che sperimenta le percezioni sensoriali e riconosce i pensieri, le impressioni e le immagini della propria mente.
La consapevolezza di sé è dunque l’attività con la quale l’individualità acquisisce un determinato sapere e conoscenza di sé e della propria singolarità. L’attenzione e i processi cognitivi, invece di puntare sugli oggetti dei sensi con lo scopo di percepirli, cambiano direzione con l’introversione, e puntano l’individualità consapevole che origina l’attenzione stessa; come se un fascio di raggi, invece di colpire una superficie, si girasse indietro verso la sorgente luminosa e la illuminasse ulteriormente. Questa inversione di attenzione dall’oggetto esterno verso la sorgente stessa è il processo deputato alla formazione e alla crescita della consapevolezza, ovvero la conoscenza della propria essenza consapevole.
In definitiva la consapevolezza è una forma di relazione tra il soggetto che sa di essere e un oggetto che viene percepito in modo diverso e separato da sé, contenente una certa dose di ignoti dai quali l’essere è incuriosito e attratto.
La forma di comunicazione che intercorre tra l’essere e i suoi oggetti, è un flusso silenzioso e invisibile di attenzione. La consapevolezza è quel processo attraverso cui si sviluppano delle idee o impressioni soggettive circa l’esperienza e la natura degli oggetti conosciuti.