Nella misura in cui cresce l’amore in te, cresce anche la tua bellezza. Perché l’amore è la bellezza dell’anima. 

Sant’Agostino.

Parafrasando il dilemma di Shakespeare, possiamo dire “Emergere o non emergere? Uscire o non uscire? Mostrarmi o non mostrarmi? O forse è meglio rimanere nascosti e invisibili? 

Dilemmi che non dovrebbero essere neanche posti perché contrari al senso e al valore della vita stessa; eppure questo dilemma entra nella sfera del pensiero delle persone più spesso di quanto si creda e in tempi sorprendentemente precoci. 

Perché mai sorge il dubbio sul fatto che emergere non sia una cosa buona? Perché non emergere, nascondersi e reprimere la propria natura può apparire utile e vantaggioso? Premesso che nessuno riesce a nascondersi a se stesso e tanto meno alla vita, perché molte persone tentano comunque di farlo?

La ragione è semplice: per molti emergere, tentare di irradiare se stessi e di raggiungere con successo gli altri è stato così doloroso e pericoloso da rinunciare a questo bisogno per rifugiarsi in una tana.  

Il fallimento può essere così precoce che la persona cresce letteralmente all’interno del suo guscio, pensando che la vita sia così, senza immaginare neanche che potrebbe essere in altro modo, proprio come accade agli animali che nascono e crescono nello zoo o in altre forme di cattività. 

Ognuno costruisce la propria tana con specifiche uniche, ma tutte le “tane” hanno una caratteristica comune: si diventa in una certa misura osservatori distaccati della realtà. Le esperienze perdono un grado di partecipazione e di coinvolgimento, e la persona diviene incapace di “afferrare” completamente il proprio momento presente. 

La tana produce un effetto collaterale nella psicologia della persona, una forma di anestesia emotiva e un grado di disvalore di se stessi, degli altri e della vita in generale. Eppure anche dietro al nostro nascondiglio preferito l’universo ci vede comunque, e ci risponde non per ciò che fingiamo di essere, ma per ciò che realmente siamo. 

Come la vita risponde a chi si nasconde? Come risponde a chi si rivela? Prendere posizione su questo aspetto è fondamentale. Il momento giusto di farlo è in età formativa per dare direzione e qualità alla vita. Si tratta di una scelta fondamentale che si traduce velocemente in una filosofia di vita vincente e appagante. 

Quando parliamo di “Teoria della vita” di questo si tratta. In tal senso possiamo realizzare tre diverse condizioni: 1) non avere nessuna teoria della vita sul come e perché vivere; 2) possedere una teoria errata con la quale vivere, ad esempio vivere per dimostrare agli altri di valere; 3) vivere per emergere, vivere per portare fuori il disegno interiore di cui si è portatori. 

La verità di noi è che siamo un seme con la tensione implicita di diventare pianta e dare dei frutti da portare nella nostra dimensione fisica, emozionale, mentale, relazionale e consapevole. 

Possiamo notare che emergere non è casuale, ed è un processo molto ben definito. Il disvalore (negare il valore dell’altro), il disprezzo (considerare indegno e inferiore l’altro) e deridere-prendere in giro il tentativo di emergere di un bambino, di un giovane o di un adulto, può spingerli ad un atto autolesivo disperato nella forma di una rinuncia, spesso neanche consapevole, ad emergere a mostrarsi nella vita.  

Tutti noi riceviamo una certa dose di disvalore e disprezzo venendo giudicati eccessivamente con lo scopo di colpire la reputazione, eppure non tutti rinunciano ad emergere. 

Cosa fa la differenza? Beh, la solita cosa: la qualità delle relazioni. Chi possiede una rete di relazioni solida con un contatto profondo e uno scambio autentico possiede una resilienza maggiore e regge meglio l’impatto di una realtà lesiva che colpisce la sua espressione-reputazione. 

Certo, sarebbe meglio se si potessero rimuovere tutti i “nemici” dell’emergere dal contesto relazionale piuttosto che corazzarsi contro di essi, ma questo è un processo lento e graduale. L’effetto deleterio della scelta di non emergere in una persona caduta nella trappola del nascondersi, oltre alla frustrazione, all’insoddisfazione e al disorientamento personale per la propria mancata espressione, dà inizio ad un’opera disgregante e velenosa nelle relazioni in cui l’altro tenta di emergere: chi ha scelto di non mostrarsi, cerca la complicità in questa scelta esistenziale; cerca di convincere gli altri a seguirlo in questa direzione per non essere solo e dare dignità e valore alla sua strategia esistenziale. Inoltre, ed è forse il danno relazione più grande, sviluppa un’invidia crescente sotto forma di ostilità, resistenza e rifiuto verso le persone che invece emergono con successo. 

Mostrarsi o nascondersi? Nascondersi o mostrarsi? Magari nascondersi solo un pochino. Magari mostrarsi, ma non troppo… insomma prima o poi dobbiamo decidere se rimanere dietro l’albero oppure mostrare chi siamo veramente e completamente.

 

Il corso dedicato ad emergere opera questa chimica nella persona ed è in grado di farlo in ogni età anche se ovviamente è un’azione che trova la sua migliore collocazione nell’adolescenza. Sono davvero molti, troppi, coloro che sono ancora nascosti dietro al loro albero. Forse è giunto il momento di uscire e mostrarsi. Il corso è l’opportunità che condensa quando, come e con chi emergere.

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