SIAMO SODDISFATTI DELLE CAUSE E DEGLI EFFETTI NELLA NOSTRA VITA? 

È veramente bello battersi con persuasione,

abbracciare la vita, vivere con passione.

Perdere con classe e vincere osando

perché il mondo appartiene a chi osa!

La vita è troppo bella

per essere insignificante.

-Charlie Chaplin-

Da giovane ero insoddisfatto delle cause e degli effetti nella mia vita e, come fanno molti, ho cercato la mia strada. Negli anni della mia formazione universitaria ebbi modo d’incrociare con i miei interessi il lavoro straordinario di una delle menti più brillanti del nostro tempo: Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito da molti ricercatori contemporanei il più grande intellettuale vivente. Un saggio in particolare fece breccia nella mia coscienza: “Le 10 Strategie della Manipolazione Mediatica” che consiglio di leggere se ancora non lo avete fatto. L’autore analizzò e definì dieci strategie che le moderne strutture di potere hanno sviluppato per influenzare la società. Vi confesso che la lettura delle dieci strategie mi inquietò. Le riconobbi, le vidi in azione e non volli in nessun modo usarle e tanto meno esserne il destinatario inconsapevole. Esse sono talmente diffuse da risultare endemiche e se una persona non ne diviene consapevole e non prende posizione finisce inesorabilmente a usarle e subirle. La lettura di Chomsky mi spinse a ricercare decisamente un’altra direzione per formulare le strategie che volevo adottare. Era il tempo in cui stavo elaborando la mia teoria della vita con la quale dare senso e valore alla mia espressione e con la quale  scrivere la mia storia.

Già con il lavoro sulla teoria della vita* ebbi modo di constatare che prendere posizione non basta. Prima o poi bisogna considerare gli altri e il loro modo di sperimentare la vita. Non solo due teorie a confronto, ma due modi di agire che devono interagire. Serve considerare entrambi i punti: io e gli altri. 

Lo stesso vale anche per le strategie che ognuno di noi, che ne sia consapevole o meno, adotta per affrontare gli altri e la vita. Le strategie sono il modo in cui rispondiamo agli eventi. Le strategie sono la logica con cui originiamo le cause e produciamo gli effetti nella nostra vita.

Nel corso della nostra formazione il modo in cui rispondiamo alle esperienze diventa così strutturato, complesso, stratificato e articolato che perdiamo di vista la connessione tra il nostro atteggiamento e gli effetti che provochiamo. Eppure, sono proprio le strategie a determinare il nostro destino, il successo o il fallimento. 

Oltre al fatto che ognuno di noi è una persona complessa, anche le relazioni umane sono complesse. Per prendere visione della complessità è sufficiente porsi le domande: Quali strategie uso io? Come rispondono gli altri alle mie strategie? Quali strategie usano gli altri? Come rispondo io alle loro strategie?

Nella vita sociale le strategie rivestono un ruolo primario e dominante. In base alla logica che viene assunta, seguono poi i comportamenti e le conseguenze. 

Per vivere bene la nostra vita e per contribuire al miglioramento nella dimensione sociale abbiamo bisogno di conoscenze, di abilità e di strategie. 

Le strategie sono la logica che conferisce un senso e uno scopo alle abilità: come le sommiamo e perché le usiamo. Non sempre possediamo tutte le abilità e le risorse di cui abbiamo bisogno, in questi casi sono le strategie a fare la differenza. 

Quando affrontiamo un nostro progetto di vita ma anche quando siamo impegnati nella nostra routine quotidiana dobbiamo considerare che abbiamo bisogno di conoscenze, di abilità, di risorse e anche di strategie. 

Per ogni persona risulta impegnativo crescere e aumentare il grado delle proprie abilità, ancora di più risulta oneroso aumentare il potenziale delle risorse che è in grado di mettere in campo. Ci vuole tempo e fatica per migliorarsi, ma adottando la strategia giusta possiamo ottenere risultati significativi a prescindere dal punto di partenza. 

Emblematica è la storia della tartaruga e della lepre che si sfidano in una gara di velocità. Il risultato sembrerebbe scontato ma la storia ci presenta una visione diversa e inaspettata. La tartaruga consapevole della sua inferiorità nel movimento addotta una strategia di perseveranza. È concentrata, tenace e umile, non smette di fare il meglio e il massimo di quello che sa e che può fare in ogni istante della sua gara. La lepre consapevole della sua eccellenza nella corsa addotta una strategia di superiorità. È distratta, superficiale e sbruffona, perde tempo in giochi inutili e deride il suo avversario. Mentre la lepre si lascia prendere dall’ennesima distrazione, la tartaruga taglia il traguardo e vince la gara. Alla fine la vittoria e il fallimento non sono stati determinati dalle capacità ma dalle strategie che sono state assunte. 

Ora immaginiamo che cosa accade quando le abilità e la strategia si uniscono nel migliore dei modi. Se la lepre addotta la strategia della tartaruga, non c’è storia, la vittoria è assicurata. All’opposto se la tartaruga adotta la strategia della lepre, il fallimento è assicurato.

Ho voluto esplorare le strategie capaci di elevare la qualità dei rapporti umani considerando anche la loro natura competitiva. Dietro alle strategie manipolative descritte da Chomsky non ho trovato la persona ma uno scopo da ottenere usando gli altri. La persona non è il fine, ma lo strumento per ottenere qualcos’altro. Quando viene ridotta a strumento, la persona perde non solo la centralità ma perde anche il suo valore. L’altro è considerato un oggetto da controllare e usare per ottenere scopi e guadagni egoistici. Quando ho riconosciuto questo meccanismo ho assunto una scelta che perdura tuttora. L’altro nelle mie relazioni poteva e doveva essere qualcosa di diverso da un oggetto da manipolare e usare. Ho scelto di interagire riconoscendo il valore di ogni persona.

Da questo punto d’origine ho elaborato il percorso di formazione dedicato alle strategie evolutive basandolo su un denominatore comune: l’altro. Penso che oggi, più di ogni altra cosa, serve concepire un altro centrale e non marginale, con cui avere una relazione fine a se stessa, in cui scoprire intenzioni e mete comuni. Abbiamo a disposizione le abilità fondamentali per interagire con gli altri come la comprensione, la collaborazione, l’inclusività, la creatività e la visione di un futuro migliore, in cui realizzare la qualità di vita desiderata. Nelle strategie evolutive l’altro non solo è considerato equivalente, ma riveste un valore fondamentale per costruire un futuro condiviso. L’altro non è un oggetto da usare, né da sfruttare, è un individuo consapevole con cui collaborare. 

Quando concepiamo l’altro come equivalente allora possiamo incontrarci in un contatto autentico, possiamo unire le nostre intenzioni e sommare le azioni per un fine condiviso. Alla direzione comune, alle intenzioni e ai progetti serve aggiungere anche le strategie. Non contro l’altro, ma insieme all’altro possiamo arrivare al risultato desiderato. 

Nella mia esplorazione la teoria della vita e le strategie si fusero insieme creando una straordinaria coerenza tra la mia natura essenziale e la mia espressione. Mi fu chiaro come avrei agito e quale sarebbe stato lo stile e la qualità della vita che avrei realizzato. Dopo questa scoperta ho lavorato a lungo per metterla in pratica e perfezionarla sino al traguardo, una nuova unità di studio è stata completata: Strategie evolutive. La ricerca delle strategie basate sul valore delle persone ha dato i suoi frutti e oggi posso dire di essere sia fiero che felice delle cause e degli effetti della mia vita.

*1 La Vita è mia, Silvano Brunelli, Podresca Edizioni.

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