Cosa sono, come nascono e come riconoscere le strutture limitanti all’interno della propri psicologia?
Quando nella mente si fissa qualcosa, poi un’altra e tante altre ancora… ad un certo punto esse iniziano a collegarsi e sommarsi.
Proprio come accade con gli atomi che si sommano creando le molecole e poi le diverse sostanze del mondo fisico. Che cosa spinga unità elementari di qualsivoglia natura a sommarsi in aggregati coerenti e questi, a loro volta, in sistemi ordinati ancora più ampi, è un mistero, ma lo possiamo osservare in ogni dove e tutti i livelli, dalla materia inorganica come i cristalli, alla materia vivente agli ecosistemi alla nostra società. Gli atomi formano molecole, le cellule gli organi e gli organi organismi; i sistemi solari si ordinano all’interno di galassie, le parole formano una lingua, una famiglia si aggrega ad un’altra famiglia creando comunità di appartenenza, città, stati. Un’unica forza come un filo conduttore le attraversa tutte: la tendenza a creare strutture sempre più complesse e articolate.
La somma di più impressioni reattive porta alla formazione di una struttura limitante. Quale significato assegnamo ai termini impressione, reattiva e struttura limitante? L’etimologia di impressione viene da latino. impressio -onis, derivazione di impressus, p. pass. di imprimĕre ‘imprimere. Si tratta di na forza o una azione che interviene e si aggiunge all’esperienza conferendo alla stessa un elemento inedito che la qualificherà e la caratterizzerà. Reattivo l’etimologia della parola viene dal francese: réactif, derivato di réagir ‘reagire’. Atto a reagire, attivo in una reazione; relativo a una reazione. In psicanalisi:formazione reattiva, quella che si verifica quando l’Io, per difendersi da certi propri impulsi o comportamenti, ne assume di altri o di diametralmente opposti. In chimica, sostanza, o miscela di sostanze, capace di rivelare la presenza di un’altra sostanza sia qualitativamente che quantitativamente mediante una determinata reazione chimica come la cartina di tornasole che rivela reagendo alle sostanze in cui è immersa se è acida o basica con un colore diverso.
Struttura limitante è un insieme di elementi che possono spaziare e variare dagli atteggiamenti, ai sentimenti, alle credenze, ai desideri, alle identità invece di essere complici nel comportamento della persona per portarlo al risultato voluto o fine lo disperdono, lo disorientano o sabotano la sua intenzione. La struttura limitante risulta tale solo quando è inconsapevole.
L’operatività di una struttura limitanteo strato è maggiore rispetto a un singolo vissuto ma il processo di crescita è identico: divenire consapevoli della struttura, conoscerla e lasciarla andare, dissolverla.
Le strutture limitanti sono interpretazioni di se stessi, degli altri e della vita che nascono dalla somma di eventi sopraffacenti e dei residui che essi hanno lasciato nella nostra psicologia.
Attorno alla prima interpretazione di sé si aggregano innumerevoli impressioni reattive contraddistinte da una caratteristica comune: si attivano in modo inconscio e causano comportamenti che non nascono da una scelta libera e consapevole. Miriadi di impressioni si coagulano e legano tra loro a strati, come la conformazione della cipolla. Ogni strato si organizza secondo una logica propria, un programma specifico motivato da una finalità ben distinta e definita.
Il filo conduttore che trattiene e organizza le singole impressioni viene definito catena associativa ed è la forza che agisce per una finalità inconscia. Lo scopo inconscio è il residuo lasciato dall’evento sopraffacente originale che preme per trovare una soluzione. La tensione del vissuto irrisolto prende una forma che si presenta come la risposta vincente ovvero una promessa di successo. La catena associativa, come un fortissimo magnete, accumula dati ad infinitum, perciò cresce nel tempo.
Un esempio può aiutarci. Una persona vive uno spavento traumatico e conclude che la vita è pericolosa, reagisce ritirandosi e chiudendosi in sé. Il fine della catena associativa è l’autodifesa mentre la sua modalità operativa è la chiusura. Ogni informazione che indica pericolo viene registrata con precisione sistematica nel deposito che possiamo chiamare “essere chiusi”.
Immaginiamo una sequenza di eventi insostenibili: la paura, la solitudine, non poter ricevere il cibo di cui si ha bisogno, vedere che altri ricevono quello che desiderano e sentire un senso di ingiustizia. La somma di questi ingredienti può portare a una struttura limitante in cui ci si sente sfortunati, impotenti o non meritevoli di ricevere. La mente può elaborare anche altre logiche di assemblaggio dei dati, per esempio diventare aggressivi perché gli altri vanno puniti per gli errori che commettono nei nostri confronti.
Le impressioni reattive sono come degli ingredienti in cucina e le strutture limitanti sono come ricette che mettono insieme le sostanze e producono un effetto più grande.
Prima ci alleniamo a riconoscere una singola impressione e dissolverla, poi aumentiamo la nostra abilità e diventiamo capaci di riconoscere un agglomerato di impressioni e dissolverlo.
Le strutture limitanti si aggregano in strati e noi scopriamo prima quello superficiale e poi uno a uno gli strati sottostanti.
Nel lavoro in laboratorio che ho svolto per molti anni ho notato che ci sono delle tendenze: prima affiora un tipo di contenuti, quando questi si esauriscono appaiono altri contenuti e così via, sino ad arrivare al nocciolo della questione della nostra dissociazione.
Le esperienze di sicurezza, di piacere e di aiuto, passano inosservate oppure, subiscono addirittura una deformazione. Per esempio: “Il mio amico è gentile con me solo per ottenere la mia fiducia e per usarmi”.
Le connessioni all’interno della catena associativa non sono disordinate e caotiche, però di certo sono uniche, diverse da persona a persona, addirittura le logiche da uno strato a un altro strato della stessa mente reattiva possono variare. Una persona è chiusa con gli umani ma è aperta con gli animali e addestra una tigre. Tutte le impressioni reattive di uno strato sono collegate tra loro in modo tale da dare sempre una sola risposta. La reazione può prendere varie forme ed essere molto elaborata ma causa di fatto il medesimo esito. Se una catena associativa afferma “io sono abbandonato” la persona, per una ragione o per un’altra, dopo una relazione breve o duratura, si ritroverà alla fine con questo risultato. L’urgenza di dimostrare la veridicità della tesi iniziale (sono abbandonato) prevale sull’amore, sulla tristezza della solitudine, sul bisogno di affetto… L’aggregato è tenuto insieme da una specie di colla, da una potente logica meccanica che funge da denominatore comune all’insieme di impressioni. Forze vettoriali diverse confluiscono in un’unica direzione e in una sola risposta.
Nella mente si formano numerose strutture aggregate di questo tipo, piccole e grandi, intense o deboli, antiche e recenti. Esse tendono a organizzarsi in impianti ancora più grandi. La dinamica aggregativa non è diversa di quella che subisce la materia, sistemi solari in galassie, galassie in ammassi di galassie e ammassi in super ammassi di galassie tutto a formare il tessuto del nostro universo fisico visibile.
Ipotizziamo di sommare “io sono chiuso” con “non mi sento visto e compreso” con “io sono abbandonato” e otteniamo un meccanismo rafforzato e peggiorato: “Io resterò sempre solo”. Le strutture inoltre si giustificano e si sostengono tra loro: “Gli altri mi hanno abbandonato, perciò è giusto che io sia chiuso, non mi fiderò mai più di nessuno.”
I diversi ingranaggi si supportano a vicenda con spiegazioni, dimostrazioni e ricordi… diventano così più veri, giusti, logici, indispensabili, inevitabili. Il legame delle connessioni appare talmente indissolubile da dare alla persona la sensazione di non avere altra scelta. La risposta che si produce è l’unica possibile.
Non possiamo cancellare il nostro passato ma esiste un’alternativa ad essere perennemente determinati da esso, possiamo dissolvere l’effetto limitante che esercita su di noi oggi.
La mente reattiva ha un inizio preciso e ben definito nel time line della nostra storia evolutiva e possiede una sua peculiare struttura organizzata a strati dove il recente avvolge e ingloba il precedente e più antico. Ciascuno strato connette le impressioni con una logica meccanica che somma le forze e le organizza in una strategia: produrre una risposta automatica finalizzata a un risultato che sembra utile alla sopravvivenza. )sottolineo “sembra”.
Essere nascosta è la dominante principale della mente reattiva, perciò la persona non è consapevole delle impressioni registrate (non sa che cosa sente e crede), non ha chiarezza di come sono collegate (come e perché una sensazione o credenza è abbinata a un’altra), non conosce la finalità del meccanismo (perché agisce in questo modo), non ha scelto l’esito finale (non vuole l’effetto che produce).
Le strutture limitanti, anche se non percettibili a livello conscio, esistono, sono reali e producono conseguenze; incidono con forza aggressiva sulla vita e limitano la scelta libera e consapevole dell’individuo.
Un esempio. Paola non ha scelto di chiudersi in se stessa però si sente così e non può evitarlo; la chiusura induce gli altri a rimanere riservati e poco espansivi verso di lei, di conseguenza le manca uno scambio sincero e caloroso. Poiché non prova il piacere della condivisione, svanisce la motivazione all’apertura: il meccanismo, confermato dall’evidenza pratica, diventa stabile. Come un moto perpetuo l’ingranaggio mentale trova continue giustificazioni per rafforzarsi. Paola guarda il telegiornale e nell’ascoltare il resoconto di una grave ingiustizia, riconferma: “Ecco la dimostrazione che è meglio stare chiusi”. Una volta installato, il meccanismo provoca delle esperienze ed esse a loro volta lo confermano.
Una persona crede di non valere, osserva che un collega non prende in considerazione una sua proposta e rafforza la propria credenza.
La sperimentazione sul campo ha messo in evidenza una struttura della mente reattiva dotata di una precisa anatomia e fisiologia. La struttura di base è comune a tutti, ma si arricchisce di variazioni personali che non ne alterano la composizione ma solo la riempiono in modo diverso. La ricerca è stata svolta negli ultimi trent’anni in Italia ed è perciò riferita a questo contesto. È probabile che in tempi e culture differenti ci siano delle variazioni.
Le impressioni reattive accumulate negli eventi sopraffacenti della propria storia individuale, si sommano in strati specializzati. Ogni strato si organizza al suo interno con una peculiare logica formando così un programma, una sorta di strategia inconscia che, guidata da una finalità, produrrà un comportamento sempre uguale: una risposta automatica alla vita. Ogni strato ingloba il precedente, il quale si integra nel successivo.
Portiamo l’attenzione su una nota musicale, inseriamola in una canzone e poi abbiniamo la melodia a un video. Guardando il film ci coinvolgiamo nella sua trama ma possiamo anche riconoscere quella singola nota. Si tratta del medesimo percorso anche nell’universo mentale. Per esempio: l’impressione di non valere, il tratto caratteriale riservato e silenzioso, l’esperienza in cui la persona si tiene in ombra e si esprime poco. La trama del film non ha alcuna attinenza con la nota musicale, eppure coesistono in un’unità che le contiene. Uno strato mentale ingloba i precedenti che di nascosto continuano a perseguire le loro finalità, pertanto un qualsiasi comportamento può includere innumerevoli strategie e scopi interconnessi.
Le tensioni, le aspettative inespresse, le delusioni sono alcuni dei sintomi di questa conformazione.
Penso che la mente reattiva di una persona sia in assoluto la cosa più nascosta e meglio custodita. Quando dietro un pensiero, un sentimento, una parola, un’azione, un semplice sguardo si celano decine di intenzioni inconsce, allora la comprensione, la collaborazione e l’ideazione di un programma per realizzare un successo esistenziale diventano molto difficili.
Come primo passo concreto prova ad assumere questa posizione: Io voglio riconoscere le mie strutture limitanti!
Osserva come divenire maggiormente consapevole delle tue strutture limitanti sia un passo di crescita necessario, entusiasmante e d’immenso valore.