Ci sono quelli che si accontentano 

di vivere la loro vita così come viene, 

e quelli che decidono di forgiarsi un destino

– Catherine Rambert –

Ogni individuo assume in modo volontario o in modo inconsapevole delle strategie per interagire con il mondo che lo circonda, attua dei giochi per sopravvivere con l’intenzione di vincere e progredire. In base alle abilità, le opportunità e alle strategie assunte, si determina in buona misura il risultato finale. Determinare e agire in modo consapevole la propria strategia conferisce un vantaggio straordinario, ma ancora non garantisce il risultato perché anche gli altri agiscono con una loro strategia conosciamo e di cui spesso non ne sono loro stessi  del tutto consapevoli. Avere una strategia consapevole equivale ad agire ad occhi aperti anche se l’altro con le sue intenzioni e le sue strategie inconsce non è consapevole e dunque potrebbe sfuggirci nel processo di entrare in contatto avere degli scambi e collaborare per un fine comune e condiviso. Figuriamoci il caso in cui anche noi siamo inconsapevoli delle nostre strategie che governano il nostro comportamento. Allora siamo molto simili a chi gioca continuamente nella sua vita  a mosca cieca: andiamo in giro ad occhi bendati cercando di afferrare qualcosa a caso. 

La strategia è un sistema logico, un meccanismo: un insieme di dati collegati tra loro con una anatomia e fisiologia interna che la contraddistingue. Possiamo paragonare la strategia ad un meccanismo; in base al tipo di struttura otterremo un dato effetto. Guardando una lavatrice riuscite a cogliere la strategia insita nella sua struttura? Guardando un aspirapolvere riuscite a vedere la strategia implicita alla sua forma e struttura? … e guardando una persona? … e guardando una situazione”.  Una persona o una determinata situazione è più complessa di una lavatrice, ma il principio è lo stesso. 

La validità di una strategia secondo lo studio che ho effettuato dipende da quattro parametri principali.

1 quanto la strategia è consapevole (io so di usare questa modalità logica operativa)

2 quanto rispetta ed esprime chi la applica (io sto bene, rispetto me stesso)

3 quanto non è lesiva, rispetta cioè gli altri ed il contesto (non ferisco, io rispetto gli altri)

4 quantità e qualità del risultato che la strategia è capace di ottenere (io ricevo con soddisfazione e piacere, elevo la qualità della mia vita). Immaginiamo di avere il fine di consumare un brodo. La strategia “uso il cucchiaio” è migliore della strategia “uso la forchetta” non solo per svuotare il piatto ma anche per godere del brodo stesso. 

Generalmente, le persone attuano le loro strategie personali con molta convinzione, ma quasi sempre, ad una attenta analisi, si rivelano incomplete e prive di alcuni dei quattro indicatori più importanti per agire con pieno successo. Tendono a formulare le loro strategie un po attingendole dal loro retaggio genetico ereditato (copiandole) dalla loro famiglia di origine, emulando i giochi degli altri e seguendo le inclinazioni e i suggerimenti della propria mente reattiva. Tali strategie sono in parte funzionanti e in parte carenti e controproducenti. 

Per maturare le abilità deputate a formulare una strategia personale gli studenti si esercitano fino ad afferrare la padronanza di:

1 Esprimere e presentare agli altri la conoscenza che possiedono di se stessi, i loro desideri, i loro fini e la loro interpretazione della vita. Gradualmente maturano due elementi fondamentali: la visione dello stile e della qualità della vita che vorrebbero realizzare e l’ambizione di realizzarli. Quando tale comunicazione raggiunge una massa critica in qualità e in quantità di comprensione ottenuta, questi elementi precipitano e coagulano nella coscienza di un’individuo. 

2 Presentare la volontà di operare con un determinato comportamento produce l’effetto di affermare gradualmente la strategia con la quale si è pienamente rispettati perché comunicati e al contempo capaci di ottenere i risultato. 

3 Presentare la volontà di agire con l’intenzione in cui si desidera ottenere il risultato rispettando pienamente gli altri ed il contesto. 

4 Presentare la volontà di riconoscere ed usare la strategia che porta al successo, con lo scopo di  realizzare lo stile e la qualità della vita desiderati. La strategia è lo strumento, la qualità della vita è il risultato.

In verità non è poi così difficile come sembra imparare a formulare strategie proprie, utili ed efficienti. Basta rimuovere da una parte i dati errati e le cattive abitudini ereditate o assimilate impropriamente nel percorso formativo della personalità ed esercitarsi sufficientemente nel protocollo di come si crea una strategia propria. Formulare strategie proprie s’impara come si può imparare uno strumento o una lingua nuova. Risulta molto più facile farlo in età giovanile, ma non è affatto impossibile imparare in qualsiasi età a rispondere alla vita con una propria strategia.

La sfera di determinazione

La prima struttura che studiamo è la padronanza della sfera di determinazione. Diremo che è il precursore di tutte le future strategie. È la strategia delle strategie. 

La sfera di determinazione è l’insieme dei dati e comportamenti con i quali “io determino” nello spazio, nel tempo e nelle relazioni. L’abilità di determinare una sfera d’influenza è il fondamento di ogni strategia. Possiamo ben dire che la sfera di determinazione è la culla in cui avviene la genesi di tutte le future strategie.   L’essere consapevole, prendendo coscienza della realtà circostante determina otto elementi e nel grado in cui riesce a farlo egli crea la sua sfera dentro alla quale riesce a determinare la sua esperienza. Anche gli altri determinano e anche l’ambiente con la sua realtà oggettiva determina, introducendo variabili che possono portare ad esiti diversi da quello desiderato, tuttavia avere la padronanza di determinare la propria sfera d’influenza è il 60% e più del risultato. 

L’individuo completamente maturo determina: 

1 Il suo momento presente e di conseguenza il suo stato interiore: chi sono, cosa sono, come sono, perché sono (la sua identità fondamentale con la quale agisce) .

2 La sua scelta e la sua direzione: dove sono e dove voglio andare. 

3 Il suo sentire: che cosa sento. 

4 Il suo pensare: che cosa conosco di me.

5 Il suo comunicare: in che cosa e da chi voglio essere compreso.

6 Il suo agire: il mio comportamento intenzionale, motivato da valore e significato.

7 Il suo risultato: che cosa ottengo-realizzo.

8 La sua crescita e trasformazione: “chi e cosa divento con il risultato ottenuto per me stesso e per gli altri”.  

Possiamo dire che il punto di origine, il centro della sfera di determinazione personale è la consapevolezza. L’essere è consapevole di sé e da questo punto inizia a formulare la sua identità: che cosa sono e cosa voglio diventare. È da questa identità fondamentale che si condensa  il comportamento e l’ interazione con la vita. 

 

L’assenza di questa centro riduce la sfera di influenza e la capacità di determinarla. Il centro essendo debole o inesistente si sposta e lascia il posto a riferimenti impropri con i quali definire la propria espressione e direzione. Vengono introdotti altri elementi, sentimenti, credenze, giudizi degli altri e la spinta degli eventi casuali, non utili allo scopo, condizionano e deformano il comportamento. Questo significa che accade un evento (per es. piove) e questo determina lo stato interiore (sono colto di sorpresa e mi ritrovo confuso), il mio sentire (sono irritato), il mio pensare negativo (andrà tutto male), il mio parlare (lamentarsi), il mio agire (afferrare un ombrello con rabbia) ed il mio risultato (trascorrere una giornata con insoddisfazione). In questo caso non sono più io a determinare la mia espressione ma un evento che mi sorprende. L’evento piove determina la persona in modo eccessivo. La crescita è capace di invertire questo processo. Si può imparare a determinare la propria esperienza da sé, dal proprio centro (per altro l’unico legittimo) a prescindere dagli eventi che ci sorprendono e imparare ad attraversare il mare dei sentimenti, dei pensieri e dei pre-giudizi in modo da non esserne eccessivamente condizionati. L’essere può divenire il centro e la sorgente con la quale determinare l’intera sfera di influenza. Il primo passo è scoprire l’origine (chi determina l’esperienza ed il secondo passo è costruire la sfera  di influenza che siamo capaci di determinare. A prescindere dalle abilità e dalle opportunità che si presentano è la sfera di determinazione a scrivere la storia di una vita, a tradurre l’essere (sostanza e identità consapevole) in stile e qualità della vita. La sfera di determinazione può essere , insufficiente, piccola, media o grande e questo determinerà, l’autostima, il comportamento, il potere di azione, l’autorevolezza, l’ambizione e il coraggio di osare, insomma il risultato.  

Assunti i fondamenti e la metodologia di porsi al centro e di determinare la propria sfera di influenza con una serie di elementi cruciali deputati allo scopo ci sono alcuni oggetti di studio di grande interesse e utilità su cui lo studente può investire l’abilità appena acquisita. 

Ad esempio la sfera di influenza che determina un problema. Lo studio dei processi creativi suggerisce che ciò che appare è sempre frutto di un meccanismo funzionale. Anche quando il risultato risulta un fallimento dovuto apparentemente ad un malfunzionamento, potrebbe non esserlo. Potremmo definire il problema un funzionamento che produce un determinato risultato che noi interpretiamo come fallimento. La verità sottostante a un problema potrebbe sorprenderci non poco. Qualcosa sembra non funzionare come dovrebbe o si vorrebbe perché non porta al risultato desiderato, ma il mancato funzionamento, in verità non è un mal funzionamento, ma ad un funzionamento di qualcos’altro. Immaginate di avere una spina e di volerla attaccare ad una presa per accendere la lavatrice, ma avete sbagliato spina e infilate nella presa il cavo che alimenta un aspirapolvere. Chi si aspetta il funzionamento della lavatrice rimane deluso e si ritrova non solo con un fallimento: la lavatrice non funziona” ma con un problema indesiderato: si è accesa l’aspirapolvere. Quando un meccanismo è attivato appare il suo risultato: il problema. Il meccanismo che porta all’insuccesso è altrettanto funzionale e di successo quanto il meccanismo che porta al risultato. Detto diversamente ci vuole un meccanismo per concretizzare tanto un risultato quanto un problema, perché dietro ad entrambi esiste un struttura che li rendono tali. Il problema, più spesso di quanto si creda, non è dovuto ad insufficiente conoscenza, mancate abilità o ad un aiuto decisivo, ma ad una  sfera di determinazione immatura o incompleta. A monte e all’origine della loro attivazione non troviamo un individuo intenzionale e consapevole. Possedere gli ingredienti per determinare la propria sfera d’influenza è tanto importante quanto porre al centro di tale sfera l’individuo con le sue scelte. Cosa accade ad un cavallo senza cavaliere? Cosa accade ad un cavaliere senza il suo cavallo? Il rapporto è semplice, lineare, ma fondamentale, sia per la meta da raggiungere e sia per la strada da fare. Il cavallo non sa dove e tantomeno perché andare in una certa direzione. Il cavaliere con tutta la sua pesante armatura non va da nessuna parte senza il suo nobile destriero.

Dopo aver pensato per una vita intera ad essere vittima di qualcosa di esterno e  scoprire che siamo noi stessi a determinare l’insorgere e l’andamento della maggior parte dei nostri problemi, crea uno shock che sconvolge e ribalta tutti gli assiomi della vita. 

Ascrivendo la responsabilità  ad altri è stato possibile trovare un equilibrio precario nel mantenere l’immagine idealizzata di se: “Non sono io, sono gli altri a rovinarmi la vita”. Ma quando si scopre che la responsabilità dei propri problemi ricade principalmente sulla propria incapacità di sviluppare la propria sfera d’influenza o peggio che se ne possiede una molto efficiente nel produrli e mantenerli cronici, avviene una crisi e un cambiamento significativi della persona. L’equilibrio si rompe e crolla l’immagine idealizzata di se. 

Lo studente di Strategie Evolutive viene invitato a identificare, riconoscere e tenere l’attenzione su qualcosa che considera un suo problema attuale. A quel punto il percorso proposto è davvero affascinante e sconvolgente allo stesso tempo. Si inizia col definirsi all’interno della sfera d’influenza del problema: chi sono quando sono nel problema? Perché voglio essere proprio in questo modo? Ho scelto di esserlo? Mi  è stato suggerito? Da chi? Sono costretto ad esserlo? Chi mi ha forzato ad assumere questa identità? Il problema è solo un problema o possiede dei guadagni nascosti non dichiarati. I vecchi latini avevano formulato una locuzione interessante Cui prodest? ”a chi giova?”), a volte resa anche come cui bono? (“chi ne beneficia?”), utilizzata nel discorso come elemento retorico per domandarsi chi sia l’effettivo beneficiario di una determinata azione ad esempio, appunto del problema. A chi giova, e qua’è il beneficio del problema? I problemi cronici, cioè quelli che in un modo o nell’altro tendono a ritornare ciclicamente realizzando lo stesso disegno, non sono mai casi accidentali, soprattutto mai privi di un meccanismo reattivo inconscio sottostante di cui la persona, pur originando il problema è il primo ad esserne vittima, pensando e cercando di perseguire un guadagno non dichiarato.

Ecco allora sorgere la necessità di verificare il centro della sfera di determinazione di    un nostro problema ovvero se siamo noi al centro oppure qualcos’altro. Altresì sorge la necessità di verificare gli elementi che creano la sfera di influenza e riconoscere il risultato: corrisponde a chi io sono veramente? Soddisfa e appaga lo stile e la qualità della mia vita? Il problema ha uno scopo o non ha nessun scopo? 

È davvero sconcertante scoprire che al centro della sfera della nostra influenza non ci siamo e trovare al centro di tale sfera qualcos’altro. Non di meno risulta irritante scoprire che ciò che troviamo al centro e cosa costruisce la sfera d’influenza ha il potere di creare il nostro problema.

Chiarita l’identità, che la persona trova all’interno della sfera d’influenza del problema può abbandonarla e porre al centro una scelta e una intenzione originata  dall’individuo consapevole. Particolarmente importante è prendere coscienza chi e che cosa determina ciò che si sente, ciò che si pensa, ciò che si comunica, ciò che fa agire, ciò che si vuole ottenere, e una volta chiarito assumerlo in modo intenzionale e consapevole. Ottenuta la coerenza tra il centro e gli elementi che formano la sfera d’influenza lo studente inizia ad afferrare-determinare con maggiore forza e precisione lo stile e la qualità della vita che desidera ottenere nella sua vita.

Di solito, una volta che gli studenti di strategie hanno terminato questo percorso, la sfera che determina i loro problemi scoppia come una bolla di sapone e i giochi si rimettono in gioco, giocando giochi inediti.

Come diventa possibile per lo studente di Strategie Evolutive padroneggiare la sfera che determina i problemi e cambiare le sorti degli eventi, così diventa possibile farlo per altre situazioni esistenziali particolarmente importanti e interessanti. 

Immaginate ora di usare la stessa strategia e le stesse abilità che determinano i problemi di una persona per determinare la collaborazione e i fini della propria vita. Afferrare la maestria della sfera che determinano la collaborazione e i fini della propria vita è forse il gioco più interessante e utile che si possa immaginare da attuare nella propria vita. Acquisire e padroneggiare la propria sfera di influenza per determinare la realtà personale, famigliare e professionale con il proprio comportamento dovrebbe essere parte della formazione delle nuove generazioni. La maestria della sfera di determinazione non dovrebbe essere una formazione esclusiva, ma parte dell’esame di maturità che si affronta a diciotto anni  come rito di passaggio che  apre tutte le porte della fase adulta della persona. 

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