Condividere i propri fini in rete è la strategia centrale per vivere deliberatamente.
Cosa significa vivere deliberatamente?
Significa vivere di proposito, a ragion veduta, consapevolmente.
È curioso e apparentemente paradossale come qualcosa che riguarda la vita e l’espressione di un individuo, sia correlata e poi definita dalla relazione con tutti gli altri con cui questo individuo sia in relazione.
Osserviamo come noi, persone, possiamo essere aperte o chiuse, in contatto con gli altri e collegate, o separate e isolate.
Allo stesso modo i fini che abbiamo e gli obiettivi che vogliamo raggiungere, se sono in rete con gli altri, risultano aperti e in connessione; se invece sono tenuti nascosti appaiono chiusi e separati.
Io, individuo consapevole, posso entrare in contatto con altri individui consapevoli e interagire con i loro fini; allo stesso modo gli altri possono entrare in contatto con me e interagire con i miei fini.
La matematica del condividere i fini importanti in rete è semplice:
- i fini in una rete di relazione con gli altri si realizzano
- i fini che non sono nella rete di relazioni non si realizzano
Per mettere i fini nella rete di relazioni abbiamo bisogno che siano puri.
Cosa significa puri?
Significa fini a se stessi, leali, dichiarati e condivisi in un accordo ordinato da un codice etico.
Che cosa significa “mettere in rete” il proprio fine?
Significa essere disponibili a ricevere un aiuto da qualsiasi altra persona o gruppo per la sua realizzazione, senza cedere la responsabilità del proprio fine e senza pretesa (senza pesare su colui che aiuta).
Cosa significa entrare nella rete dei fini?
Significa essere aperti ad aiutare un qualsiasi altro fine, non solo il proprio, se si hanno le informazioni o le competenze e le opportunità adeguate.
Le persone fanno un errore madornale mettendo il loro fine in rete rimanendo egoisticamente ancorati e fissati solo al proprio fine: sono aperti solo al proprio fine, non considerano e non si coinvolgono con i fini degli altri. Oppure usano il fine dell’altro a proprio vantaggio, per realizzare un loro fine nascosto, non dichiarato.
Le persone inoltre oscillano tra questi due opposti: non chiedono e non ricevono aiuto; oppure se si aprono alla rete e condividono il loro fine, cedono assieme al fine la loro responsabilità sugli altri, colpevolizzandoli se il fine non viene realizzato o non ci si lavora abbastanza.
La ragione principale per cui le persone danno e ricevono poco aiuto è da ricercare nella loro inclinazione a cedere agli altri la responsabilità del proprio fine.
Si tratta di un circolo vizioso e questa è la sua logica:
- non realizzo il mio fine a causa degli altri
- non chiedo aiuto perché so che non merito di riceverlo
- rinuncio a chiedere perché ritengo gli altri responsabili del fallimento del mio fine: non si può chiedere al colpevole e con chi siamo arrabbiati di aiutarci.
È necessario invertire questa dinamica. Ecco alcuni passi di crescita da compiere:
ASSUMI E AFFERMA
– io sono responsabile di realizzare il mio fine
- io non colpevolizzo agli altri per quello che mi manca o per i miei fallimenti.
- io chiedo tutto l’aiuto che posso ricevere. (Il sintomo che questo sia avvenuto in modo maturo e completo è il sentire in me il sentimento di gratitudine. Allora origino e sento spontaneamente il bisogno di dare.)
- do tutto l’aiuto che posso dare. (Il sintomo che questo sia avvenuto in modo maturo e completo è il sentire in me il sentimento di merito. Allora origino e sento spontaneamente il bisogno di ricevere: io posso ricevere quello di cui ho bisogno.)
Immagina ora la tua rete di relazioni, in cui: ogni componente mette i propri fini in rete in modo puro, comunicato e leale.
Immagina che ogni persona della tua rete di relazioni sia libera e capace di dare e ricevere aiuto.
Immagina che in questo modo ogni persona della tua rete realizzi i suoi fini e contribuisca alla realizzazione dei fini presenti nella propria rete, inclusi i tuoi fini.
Immagina che ognuno abbia l’intenzione onesta di dare e di ricevere al meglio possibile, alimentando il motore della gratitudine e del merito, che a sua volta nutre la fitness del proprio gruppo di appartenenza.
Quale potenzialità di interazione si sviluppa?
Come cresce la lealtà?
Come cresce la collaborazione?
Come crescono i risultati?
Come cresce l’appartenenza?
“Voi direte che sono un sognatore, ma non sono il solo” John Lennon.