Fare la cosa giusta, molto spesso sembra arbitrario, e certamente per molte cose che appartengono alla sfera soggettiva della persona, potrebbe essere proprio così. 

Tuttavia per molte cose la situazione è diversa: si è certi su quale sia la cosa giusta da fare e su quale sia quella sbagliata. 

Suggerire agli altri quale sia la cosa giusta da fare è molto pericoloso, perché non è di nostro gradimento essere indottrinati su cosa sia giusto per noi. 

La verità di ognuno si fonda sul bisogno e sul desiderio di originare la propria storia esistenziale. Per scoprire la cosa giusta da fare, qualunque essa sia, dobbiamo innanzitutto trovarla dentro di noi: deve essere farina del nostro sacco. 

Forse dobbiamo anche fare un passo indietro per guardare le cose da un altro punto di vista. Ad esempio è utile riflettere su cosa definisce e caratterizza una strategia evolutiva rispetto ad un’altra strategia che non produce crescita. La strategia evolutiva va distinta e non va confusa con le numerose strategie egoistiche. Possono sembrare simili, ma lo scopo di fondo e il risultato finale sono molto diversi. La strategia evolutiva porta alla vittoria per chi la usa, e un vantaggio per tutti gli altri. La strategia egoista punta invece alla vittoria per chi la usa e alla sconfitta e alla perdita per tutti gli altri. 

La strategia evolutiva unisce, mentre la strategia egoistica divide, separa le persone le une dalle altre. La strategia evolutiva è una e univoca, mentre le strategie egoistiche sono molteplici. La strategia egoistica usa, depreda e cannibalizza le altre persone. La strategia evolutiva di contro è fondamentalmente collaborativa, nutre e sostiene la crescita delle persone, nessuno escluso.  

La prima è ciò di cui avremmo bisogno per crescere come persone rimanendo insieme agli altri; la seconda è un’insieme di surrogati che puntano ad ottenere qualcos’altro come ad esempio dimostrare di aver ragione, di valere, di essere amato, di non essere solo e molte altre.  

 

Una parte importante che riempie la nostra esperienza di vita sono i gruppi di persone con cui partecipiamo alla realizzazione dei loro e dei nostri fini.  

Tutti noi, ogni giorno, facciamo parte di diversi gruppi: la coppia, la famiglia, il team nel contesto lavorativo, l’associazione di cui siamo parte, la nostra società, fino all’intera umanità. 

Di fatto siamo parte di questi gruppi, ma generalmente le persone vivono questa appartenenza in modo passivo. Loro malgrado la subiscono, o con una logica di mercato, diremo di scambio, seguono la via dell’interesse personale: “Quello che mi piace lo prendo, lo compro, è mio; “Quello che non mi piace non lo prendo, non lo compro, non è mio.” 

Si valuta il giusto prezzo e costo per ogni cosa, ma anche quando avviene uno scambio utile per entrambi, non matura mai il senso di appartenenza

Essere parte di un gruppo è una realtà diversa e significa:  

Essere Insieme – avere una relazione, avere un contatto umano e uno scambio importante, tale da poter dire: “Vi vedo” e “mi vedete”. Vedere e sentirsi visti va al di là di una buona comunicazione. 

Essere insieme implica l’aver maturato la duplice condizione della relazione di alta qualità: sentire che “io vado bene così come sono!”, e sentire di essere al sicuro perché lo strumento del ferire per ottenere ciò che si vuole, è stato superato e abbandonato a favore di altre abilità di relazione più evolute. Questo tipo di relazione introduce un livello di apertura, di unione, di empatia e di complicità che rende l’altro equivalente, di pari valore, e significa avere una piattaforma condivisa nei valori, nell’etica, nella visione e nell’interpretazione della vita.  

Avere uno scopo comune – avere un fine comune e collaborare per realizzarlo. Pur essendo tutti gli esseri umani fondamentalmente uguali, procediamo in molteplici direzioni e creiamo sfere d’influenza e di appartenenza molto diverse. 

Chi sta al tuo fianco e chi si alza quando ti alzi per agire, fa la differenza. E con chi scegli di stare al suo fianco e ti alzi quando l’altro si alza, fa la differenza. Perciò il punto cruciale di questa strategia evolutiva è con chi sei e chi è con te, e valutare se si è capaci di agire l’uno per l’altro. Ribadisco: “con chi sei”, è diverso da “con chi stai”. Stare o essere con qualcuno è sostanzialmente diverso. 

Quello che noi potremmo o dovremmo fare ogni giorno è essere consapevoli di essere insieme agli altri, essere consapevoli dei nostri nostri gruppi di appartenenza e cercare di essere protagonisti attivi nel realizzare sia i fini personali sia i fini comuni. 

Esercizio:

Immagina che ogni giorno quando ti svegli al mattino, tu chieda a te stesso: 

  1 Chi sono? Che persona sono? Che persona voglio essere? 

  2 Con chi sono? Chi è con me?

  • 3 Che cosa posso fare oggi per stare meglio con gli altri nei miei gruppi di appartenenza?  
  • 4 Quali azioni voglio fare oggi per realizzare i nostri fini comuni? 
  • 5 Quali risultati comuni posso riconoscere e festeggiare?
  • 6 Come e da cosa posso difendere il mio gruppo di appartenenza? 
  • 7 Qual è il mio contributo grazie al quale il mio gruppo è più forte? 

Queste domande creano un senso di unione, esprimono noi come individui, creano sicurezza, fierezza, stima, senso e valore, voglia di fare e liberano energia per coinvolgersi e spendersi nella vita. 

Non siamo educati alla collaborazione, e non siamo abituati ad alimentare la fitness dei nostri gruppi di appartenenza. Non siamo abituati a trarre il massimo beneficio dalla fitness complessiva del nostro gruppo di appartenenza, e non siamo abituati a rendere potente il nostro gruppo di appartenenza. 

Non a caso la leadership dell’antica Roma scoprì il principio: “Dividi et impera”. La strategia collaborativa, pur avendo fatto notevoli progressi, non è ancora sufficientemente acquisita nella nostra società contemporanea, è un work in progress della nostra umanità. 

In questa momento storico, che definirei di grande crisi epocale, la strategia collaborativa è lo spartiacque fondamentale: da una parte si torna indietro, al passato conflittuale segnato dalla separazione e dalla competizione lesiva; dall’altra parte si procede in avanti verso un futuro che  maturerà la condizione collettiva evolutivamente superiore: una sola casa, pianeta Terra, e una sola famiglia, l’Umanità.  

Se imbocchiamo la strada sbagliata non saremo in grado di attingere alla fitness dei gruppi di appartenenza e tale dimensione rimarrà vuota e impotente. Dopo un periodo di limbo questo spazio si riempirà di meccanismi sbagliati come la gelosia, la critica, la sfiducia, la delusione, la passività, la chiusura, la slealtà, la disaffezione, e infine avverrà la rottura e l’abbandono del gruppo di appartenenza. La relazione di coppia si rompe, la famiglia si separa e divorzia, si abbandona l’azienda in cui si lavora…ecc.

Vi invito a maturare una nuova presa di posizione e conquistare una nuova consapevolezza: riconoscere che noi siamo parte dei nostri gruppi e che dobbiamo essere una parte attiva, non passiva dentro gli stessi. Dobbiamo chiederci come agire al meglio in ogni gruppo e avere l’intenzione di farlo. Dovremmo saper convergere fino a far coincidere i fini personali con il fine del nostro gruppo di appartenenza. Dovremmo riconoscere e assumere i valori comuni e prendere una posizione per un codice etico condiviso. 

Vi invito a ricevere dai vostri gruppi di appartenenza e sentirvi sostenuti e nutriti per crescere insieme, come persone e come squadra. La curva balistica di questa traiettoria raggiunge la sua apoteosi quando, grazie alla squadra, si realizzano i fini di tutti, nessuno escluso.

Vi invito ad alimentare la fitness dei vostri gruppi di appartenenza fino a renderla una strategia pienamente maturata nella coscienza collettiva. 

Attualmente possiamo osservare che tutto questo accade in una buona misura, ma avviene indirettamente o per ragioni sbagliate. Questa dinamica non è ancora avvertita come un’esigenza: non ci sono azioni intenzionali e consapevoli in cui si vuole e si sa come far crescere la fitness del gruppo di appartenenza. Con una fitness fragile o addirittura insufficiente, un gruppo di appartenenza non raggiunge le sue mete e si perde nei difetti, nelle debolezze e nelle male intenzioni delle persone che lo compongono.

Vi invito….a fare la cosa giusta.

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