“Non c’è la Verità. C’è solo la verità di ogni momento”.
– Ramana Maharshi –
*
Tesori di intelligenza possono essere investiti al servizio dell’ignoranza,
quando il bisogno di illusione è profondo.
-Saul Bellow-
Al vero si mescola quasi inesorabilmente molta informazione e interpretazione che vera non è.
É molto difficile discriminare tra queste due condizioni, soprattutto quando esiste una zona grigia che le confonde sapientemente.
La questione si complica quando la realtà oggettiva, sulla quale potremmo convenire su cosa sia vero o meno, viene compenetrata dall’onnipresente interpretazione soggettiva, altamente variabile e altrettanto legittima, che scardina qualsiasi riferimento condiviso: quello che potrebbe essere vero, giusto e bello per qualcuno, potrebbe essere falso, ingiusto e brutto per qualcun altro.
Per questa ragione conoscere quali aspetti della realtà possano essere definiti illusori, diventa un vantaggio evolutivo significativo.
Le strategie comuni in famiglia e nei gruppi di appartenenza sono molto attive, ma con molti malfunzionamenti, bassi livelli di energia causale e spesso poco creative; per questo si realizzano risultati ridotti, inferiori alla loro potenzialità e alle reali esigenze del contesto.
Un fattore che contribuisce a creare questa condizione, riguarda l’illusione di cui famiglie e gruppi sono tipicamente affetti. Le illusioni sono, tecnicamente parlando, interpretazioni non corrette della realtà, riconducibili in parte alla personalità piena di dati errati e organizzata in modo disfunzionale; e in parte ai modelli sociali scorretti che vengono seguiti.
Intendiamo per illusione qualcosa che la persona crede sia corretta, ma di fatto non lo è: un’informazione errata illude la persona perché non corrisponde al vero, inducendola ad agire malamente nel perseguire il proprio scopo.
Un sistema illusorio è sempre alla base delle nevrosi e dei fallimenti.
La prima e più comune illusione e quella di possedere delle abilità. La persona si illude di partecipare correttamente alla vita di gruppo, e i mancati risultati, secondo lei, sono dovuti agli errori degli altri o all’ingiustizia, alla sfortuna o al caso. L’elemento dominante e condizionante è invece una dose insufficiente di abilità.
La persona è doppiamente incapace: è incapace di far andare le cose nel verso voluto ed è incapace di riconoscerlo.
L’illusione viene creata da una falsa identità o da una mancata identità: dico di essere qualcosa che non sono, oppure non sono ciò che dovrei essere, incapace quindi di originare e mantenere l’identità utile per ottenere il risultato.
La prima domanda di crescita ad effetto dirompente, applicata all’autoanalisi di un fallimento che una persona dovrebbe porsi, è questa: “Il fallimento o il mancato risultato è stato prodotto da una falsa – identità o dall’assenza di un’adeguata identità? Possiamo definire questa condizione come illusione di capacità. La persona crede di essere capace e si promuove in questo modo, ma di fatto non lo è.
Esploriamo ora, in ordine d’importanza, le diverse illusioni esistenti.
Illusione di incapacità. La persona non crede di poter contribuire in alcun modo alla vita di gruppo, di non poter essere utile, perciò rimane fondamentalmente passiva. Diremo che fa finta di fare perché non crede di poter fare.
Illusione di inutilità. La persona non sceglie, non coopera e non agisce nel pieno del proprio potenziale perché a priori sente che comunque è tutto inutile: ciò che si potrà ottenere non risolverà la propria condizione di incompletezza e di sofferenza fondamentale. L’elemento dominante e condizionante è la bassa autostima che si riflette in una ambizione soffocata e abilmente giustificata. La persona è convinta che pur facendo sia vano, perché niente, neanche il risultato riscatterà la sua vita incompleta e insoddisfacente.
Illusione di indispensabilità. La persona è convinta di essere centrale e fondamentale per la vita e la sopravvivenza del suo gruppo. Mentre questo è indiscutibilmente vero per l’integrità della famiglia, non lo è mai per tutti gli altri gruppi di appartenenza. Credere di essere indispensabili altera notevolmente l’identità di chi è affetto da questa sindrome, spostando significativamente la lancetta sul quadrante del narcisismo e dell’egocentrismo. Non di meno l’identità che rende la persona indispensabile, altera in modo significativo le relazioni con gli altri componenti del gruppo, soffocando o sabotando il loro emergere.
Le illusioni bloccano le azioni utili: nessun risultato importante può avvenire per il singolo che è affetto da questa sindrome; è un disturbo costante che logora il gruppo come una malattia cronica o un veleno che consuma lentamente il corpo senza rivelare la sua presenza tossica.
Riconoscere le quattro illusioni diventa strategicamente importante per le persone e per i gruppi che vogliono crescere. I processi che portano al riconoscimento di tali auto inganni sono complessi e delicati, perché nessuno accetta con facilità il disappunto e il dolore di una simile insufficienza esistenziale.
Le illusioni introducono dati errati, atteggiamenti inadeguati, credenze e sentimenti impropri e azioni non utili allo scopo della persona e del gruppo.
Se andiamo più in profondità troveremo alla radice di queste illusioni la mancanza di autostima. L’autostima o il senso del valore di sé, che di fatto diventa punto di partenza per la definizione del valore dell’altro, è certamente il fattore più difficile da affrontare.
La disistima o disvalore della propria individualità consapevole ha radici molto antiche e profonde, e non è possibile convincere o dimostrare il valore di una persona che sente di non averne: si tratta di una strozzatura precoce nell’irradiare stesso dell’individualità consapevole, la sola capace di brillare di luce propria, portando qualità come passione, esuberanza, coinvolgimento con la vita, curiosità, compassione, ambizione, servizio e sacrificio.
La depressione, la tristezza, la visione negativa della vita solo in minima parte sono riconducibili ad un fattore biologico. I veri depressi hanno una chimica e un cervello diverso (bipolari compresi), e sono una percentuale irrisoria rispetto a coloro che si “sentono” depressi, tristi, delusi, negativi, rancorosi e pieni di veleno per gli altri e per se stessi.
La loro condizione deriva da un mal-vivere, vivere male, in disarmonia con come le cose realmente sono. Ciò che sentono, pensano e credono di sé, degli altri e della vita, produce questo particolare malessere. Se scaviamo e andiamo ancora più in profondità, troveremo nell’epicentro di questo sisma esistenziale, il disvalore e la disistima, spesso inconsapevole.
Si nasce con questa inclinazione come il colore degli occhi o dei capelli?
Ovviamente no. La genesi del disvalore è stata studiata e codificata nei laboratori del CSP e descritta nel libro “Nel labirinto della Mente”.
L’autostima può essere ripristinata se perduta o colpita, e può essere implementata, accresciuta se è già patrimonio della personalità.
Una persona con un’autostima matura è capace di dare stima agli altri.
Il dono dell’autostima si rivela con un comportamento che diremo tipico o riconoscibile: la persona con una forte autostima si difende con il sorriso, attacca con il silenzio e vince con la scelta, la verità e la conoscenza.
Non è una risposta poetica, è proprio così.
Sono molte le persone, a partire dai più giovani, che presentano difetti significativi nella propria autostima: si sentono momentaneamente bloccati o impediti a procedere nella vita e nei propri progetti.
Potremmo dire, parafrasando i personaggi mitici della nostra storia, siano come Ulisse, giunto nel mare delle Sirene, o come Cristoforo Colombo arrivato nel Mare dei Sargassi: il primo ha risolto la situazione con l’astuzia, ingannando le sirene; e il secondo si è salvato con la fermezza e la tenacia nel mantenere il proprio proposito difronte alla rivolta, affrontando l’ammutinamento del proprio equipaggio.
Entrambi gli approcci producono un successo.
Per le persone che intuiscono di essere cadute nella trappola delle proprie illusioni, suggerisco di affrontare il nodo con due strumenti straordinari in nostro possesso: La Mente Funzionale e Lo Studio della Vita.
Si tratta di due percorsi che permettono di penetrare queste strutture e cambiarle: con il primo dissolvendo le impressioni e i meccanismi che le compongono, e con il secondo organizzando la vita in modo funzionale.
Ripristinata la naturale capacità di autostima, le persone possono ritornare ai progetti e alle strategie per ottenere maggiore consapevolezza, maggiore abilità di relazione e maggiore abilità di ottenere risultati.
I contenuti e i meccanismi della mente reattiva sono entità disfunzionali capaci di sabotare e aggredire continuamente le abilità di cooperare con strategie comuni in famiglia, a scuola e nel lavoro. Pulire i meccanismi di disturbo e ripristinare la funzionalità è perciò indispensabile per una qualità importante della vita in famiglia , a scuola e al lavoro. Abbassare il rumore di fondo della mente reattiva, per questa tipologia di persone è indispensabile. Riordinare la funzionalità della vita è la strategia prioritaria per cominciare ad avere successo e a fluire verso la completezza esistenziale.
La maggior parte dei gruppi di appartenenza attualmente attivi, grandi, medi o piccoli che siano, sociali, ideologici o professionali, funzionano con un basso livello di appartenenza nelle loro strategie comuni e sono fortemente inquinate da intenzioni nascoste. Questa condizione è compensata nei gruppi di appartenenza professionali dal turnover. A scuola e in famiglia, dove non è possibile cambiare con chi interagire e collaborare, si interviene su una sovrastruttura-impalcatura di regole governate dalla strategia premio-punizione che sostituiscono la mancata appartenenza e l’insufficiente abilità di collaborare.
Invito perciò i giovani, le coppie, le famiglie e non per ultimi gli imprenditori orientati ad investire nella crescita del fattore umano, a introdurre nella formazione tali strumenti innovativi.
Il CSP oltre a fornire corsi ai giovani e alle famiglie, ha sviluppato un percorso utile alle aziende interessate, con docenti di alta scuola. Inoltre forma nuove figure professionali con i relativi master, capaci di portare tale innovazione nei propri gruppi di appartenenza.
Diversi progetti pilota di grande rilievo per numeri e risultati, sono già stati applicati e di conseguenza si può procedere verso forme di ampliamento di buona prassi su tutto il territorio regionale, nazionale ed europeo.
Possediamo una tecnologia di alta scuola che può fare la differenza.