Per una terza età più nobile e consapevole

Se nel cuore porti un ramo verde,

un passerotto si fermerà a cantare

(Proverbio cinese)

 

La terza età è un periodo nel quale emergono e si affermano nel corpo fisico, nella mente, nella consapevolezza e nelle relazioni, nuove condizioni, esigenze e trasformazioni epocali. Le macro età evolutive sono quattro e anche se sono affette da variabili altamente soggettive, possiamo identificarle e definirle sia anagraficamente e sia qualitativamente. Il ciclo della vita inizia con la fase dello studente da zero a 25 anni circa. Fase caratterizzata dall’apprendimento di un corretto vivere. Vivere in armonia e adattarsi a come le cose sono diventa per i cuccioli di Homo Sapiens Sapiens sempre più complesso e difficile a causa dell’evoluzione culturale che ci accompagna nel nostro sviluppo sociale. Segue la seconda età definita adulta o matura che biologicamente va dai 25 anni circa ai 50. La fase adulta è caratterizzata dall’identità di genere, dalla relazione di coppia, la famiglia, avere e crescere figli. La terza fase della vita va grossomodo dai 50 ai 75 anni di età. Le caratteristiche di questa età è tema di questo articolo e rappresenta l’apice e la realizzazione delle due fasi precedenti. La quarta fase della vita va dai 75 a fine vita. La caratteristica evolutiva di questa ultima fase della vita è la ricerca più o meno consapevole di come concludere gli attaccamenti e sciogliere i vincoli.  

 

Gli individui attraversano e sperimentano nella terza età una serie di condizioni inedite che affiorano alla coscienza, nel comportamento, nelle relazioni e nella vita concreta. Le origini di tali movimenti inediti si trovano nelle età evolutive precedenti: la fase adulta e matura e la fase ancora più antica, dello studente. Possiamo ben dire che la terza età è il tempo e il luogo in cui precipitano, si realizzano o condensano gli effetti positivi o deleteri delle cause originate nella fasi evolutive precedenti. L’energia vitale che si è tradotta in brama, in passione, in curiosità interessata, in azione e in risultato, ha prodotto un solco, un percorso specifico, diremo una storia che nella terza eta mostra gli effetti o la somma di tali risultati. Lo studente impara a tessere la sua vita tramando e ordendo i fili delle sue abilità, delle sue scelte, dei suoi fini e delle sue relazioni. L’adulto con tale tessuto crea il suo abito esistenziale, ovvero lo stile e la qualità della sua vita. La terza età porta a considerare il senso e il valore della vita vissuta. Essa richiama alla coscienza (accade spontaneamente, che ne siamo consapevoli o meno) di guardarsi indietro per tradurre il percorso fatto nel senso soggettivo della propria completezza. Ho creato la mia famiglia? Mi sento appagata/o nella mia relazione di coppia? Ho avuto e cresciuto dei figli? Ho dei nipoti che significa che ho cresciuto dei figli capaci di fare la loro famiglia? In famiglia mi sento sufficientemente compresa/o, accettata/o, sufficientemente espressa/o, amata/o, realizzata/o nei fini della di vita? 

 

Esiste una dualità fondamentale che nella terza età si impone alla coscienza. Da una parte l’individualità consapevole, chi noi siamo e sappiamo di essere, ed esiste una realtà esterna (ambientale e relazionale, gli altri). Una dualità molto nota ed esplorata nell’antichità, agli albori della nostra storia con il termine sanscrito Purusha per l’essere consapevole di se e Prakriti la sua realtà percepita.  Entrambe sono apparentemente autonome e indipendenti, una dall’altra. Tuttavia esse hanno bisogno di riflettersi ed essere coerenti per sperimentare la completezza esistenziale. L’individuo non fisico è la sostanza, e la vita concreta è l’apparenza. Se l’individualità consapevole non si riconosce e riflette con le sue scelte e la sua visione-interpretazione della vita che abita o la forza o la resiste, allora la terza età apparirà incompleta e sofferente. 

 

Nel percorso esistenziale l’individuo non sempre libera tutta la sua energia vitale. Questo è un fatto più comune di quanto si creda o si sia disposti ad ammettere. La maggior parte delle persone è inibita nel suo potenziale, incapace di liberalo e se accade di disinibirsi questo risulta più spesso negativo che positivo, finendo fuori il “seminato” storia personale, relazionale o professionale. Liberare l’energia diventa sinonimo di trasgressione e questo oltre a danneggiare, lacerare il tessuto della storia personale, ri-soffoca l’energia vitale, l’ambizione, l’esuberanza, la passione, la curiosità interessata e il genio. Il processo di socializzazione e una educazione eccessivamente indulgente o repressiva anestetizza o soffoca parte di questa passione che non trovando modo di tradursi nel comportamento coinvolto e interessato diventa noia o insoddisfazione o peggio ancora rancore e rimpianto per qualcosa di importante che è sfuggito alla persona. Anche quando accade di farlo non sempre la persona possiede gli strumenti o le opportunità, o ancora, le relazioni di sostegno adeguati, per tradurre la loro energia, passione e interesse di realizzare i fini della propria vita.  

 

La brama nelle sue molteplici declinazioni dei desideri e dei fini da realizzare, ha il compito di radicare l’individualità consapevole nella sopravvivenza, nei legami che si instaurano, nelle relazioni primarie, nelle passioni, nei desideri, nei fini e in una peculiare visione-interpretazione della vita. La brama vuole prima e poi evolvere. Prima è alla ricerca di un adattamento e poi di un miglioramento. La spinta evolutiva spesso implicita nel comportamento veicola senza dubbio l’intenzione di raggiungere uno stile e una qualità della vita che realizzi il senso della completezza esistenziale come viene intesa e percepita dalla persona. 

 

Purtroppo molti studenti non apprendono bene come vivere correttamente e come ottenere relazioni e risultati insieme agli altri con successo. Ci sono molti gradienti e sfumature della fase dello studente. Purtroppo molti adulti di conseguenza non maturano strumenti adatti ad affrontare la complessità della vita e non parlo solo di un titolo di studio o di una società che contempla pari opportunità. Per essere belle persone, oltre ad una maggiore cultura e un titolo di studio sono necessari altri ingredienti, come una maggiore consapevolezza, abilità di relazione e numerose abilità per ottenere risultati. Solo con questi strumenti  si possono elevare lo stile e qualità della vita. Molti semi negli adulti rimangono inespressi come mere potenzialità e molti pur essendo germogliati non portano al frutto desiderato. 

 

La terza età è la stagione in cui si realizza, concretizza e condensa, oserei dire precipita, ciò che si è originato e agito nella fase dello studente e dell’adulto. Un compito primario  è quello di portare a termine ciò che si è iniziato. Ma forse ancora più importante è trovare il tesoro che ogni terza età custodisce nel suo grembo temporale. Un tesoro che tra le sue gemme preziose contiene il piacere di vivere e la completezza esistenziale. Mancare di portare a termine ciò che si è iniziato e non trovare il tesoro della terza età sono i due errori tipici che possono portare un’intera vita su un binario morto.

 

Ecco alcune domande che possono orientarci nella ricerca del nostro tesoro . 

1Che cosa hai originato nella sfera dello studente. Come si  è completa la tua fase dello studente. Che cosa è rimasto incompiuto o mancato nella tua fase dello studente? Ritieni conclusa e soddisfacente la tua fase dello studente?

2 Che cosa hai originato nella tua fase della famiglia. Come hai completato la fase della famiglia? Che cosa è mancato, è rimasto incompleto nella fase della famiglia? Ritieni conclusa e soddisfacente la tua fase della famiglia?

3 Che cosa secondo te ti è necessario originare nella terza fase della vita?  Come si completa la terza fase della vita? Che cosa è necessario essere – fare – ottenere  per trovare il tesoro della terza età?

La persona che si affaccia alla terza fase della vita è una persona vissuta, ricca di esperienza, con una storia complessa ancora in divenire. Altre domande diventano fondamentali per chi viaggia nella sua terza età è: “Dove ti ha portato il tuo essere studente e il tuo impegno nella fase della famiglia? Dove sei arrivato? Cosa ti manca? Dove vuoi arrivare? Perché ti è così importante realizzarli? Come ci vuoi arrivare? Con chi ci vuoi arrivare? Il tuo viaggio esistenziale ti ha portato nella tua terza età alla raccolta dei frutti seminati e curati nelle fasi precedenti, oppure ad una condizione inadeguatezza, squilibrio, incompletezza e  insoddisfazione? 

 

Sei dove volevi essere oppure ti sei smarrito lungo la strada? 

Il viaggio della vita è denso di imprevisti, di incidenti, di variabili, di ignoti e pure, come se non bastasse, di ingiustizie. Non è letteralmente possibile determinare e controllare la vita, ma grazie alle scelte di dove, come e con chi fare questo viaggio riusciamo a scrivere, nonostante tutto, la trama della nostra storia. Scegliere è forse lo strumento più potente a disposizione della persona nella terza età. 

Scegliendo puoi avvicinarti, allontanarti oppure rimanere fermo rispetto al raggiungimento dello stile e della qualità della vita che desideri realizzare. Ne consegue che nella terza fase della vita, la scelta intenzionale e consapevole diventa  tutto.  

Nessuna scelta è possibile senza una massa critica di conoscenze e di informazioni. L’informazione necessaria per scegliere nella terza fase della vita dovrebbe venire principalmente da una fonte interna e soggettiva maturata proprio dalla tua capacità di autoanalisi. 

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